Fossili di alghe per sconfiggere il tumore al colon: la scoperta italiana

Le nanoparticelle consentono di effettuare attacchi mirati e di ridurre gli effetti collaterali delle cure

Fossili di alghe per sconfiggere il tumore al colon: la scoperta italiana
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Da uno studio italiano arriva un nuovo potenziale alleato nella lotta contro il tumore del colon-retto, una patologia che fa ancora molta paura. Gli scienziati italiani hanno messo a punto un prezioso nanosistema in grado di veicolare farmaci in maniera altamente specifica verso la massa tumorale, così da rendere le terapie più efficaci e ridurre gli effetti collaterali. Tutto è nato dallo studio della diatomite, o farina fossile.

Cos'è la diatomite

La diatomite è una roccia silicea sedimentaria di origine organica. Tradotto in termini più comprensibili, si tratta del residuo fossile di piccole alghe appartenenti alla famiglia delle diatomee. Questa roccia si forma solitamente in ambienti lacustri, o marini, e contiene un'importante dose di carbonato di calcio e diossido di silicio.

È stato subito evidente l'alto potere imbibente di questo materiale, che è stato subito introdotto in ambito sia tecnico che scientifico.

La ricerca italiana

Sono stati tre gli istituti coinvolti nello studio italiano del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), ossia l'Istituto di scienze applicate e sistemi intelligenti 'Eduardo Caianiello", l'Istituto per l'endocrinologia e l'oncologia "Gaetano Salvatore" e l'Istituto di genetica e biofisica di Napoli. A sostenere il progetto, naturalmente, è stata la Fondazione AIRC.

Lavorando insieme, i ricercatori hanno trovato il modo di sfruttare questi residui fossili di alghe, combinandoli con l'oro e un farmaco anticancro, il galunisertib (LY). Questo composto è stato poi unito all'interno di una matrice di gelatina. Queste nanoparticelle ibride, formate da diatomite, oro e galunisertib, sono state progettate per raggiungere specificamente le cellule tumorali che esprimono la proteina L1 CAM, e distruggerle. La proteina L1 CAM è un importante marcatore tumorale, spesso associato alle metastasi.

Il risultato di questo studio è poi stato pubblicato sull'International Journal of Nanomedicine.

La proteina L1 CAM ricopre dunque un ruolo chiave. Viene trovata un molti tumori, fra cui anche il cancro del colon retto. Il nanosistema messo a punto dai ricercatori è in grado di riconoscere questo marcatore, e in questo modo colpisce le cellule tumorali senza danneggiare gli altri tessuti. Una volta raggiunto la sede del tumore, viene rilasciato il farmaco specifico. Il tutto senza causare effetti collaterali e debilitare troppo il paziente.

Il nanosistema si accompagna anche a tecniche di imaging che non necessitano di mezzi di contrasto. Viene infatti impiegata la spettroscopia Raman amplificata (SERS), che monitora le azioni del farmaco e la risposta della massa tumorale. Grazie all'oro, inoltre, non sono necessari marcatori fluorescenti o radioattivi.

Le parole degli autori

Grande la soddisfazione del team di scienziati, che punta a portare questo nuovo sistema negli ospedali italiani e di tutto il mondo. Il gruppo di ricerca è già al lavoro per ottimizzare il sistema.

"Non solo è economica e abbondante, ma può essere facilmente modificata chimicamente affinché sia in grado di riconoscere in modo specifico le cellule tumorali. Per esempio, si possono aggiungere molecole specifiche sulla sua superficie, come quelle che interagiscono con proteine o recettori dei tumori, facendo così in modo che il farmaco sia rilasciato solo nelle aree cancerose, senza colpire i tessuti sani", ha dichiarato Ilaria Rea, ricercatrice presso il Cnr-Isasi, parlando della diatomite.

"Questo approccio potrebbe ridurre significativamente il rischio di recidive e migliorare la sopravvivenza a lungo termine dei pazienti", ha commentato Enza Lonardo, ricercatrice presso il Cnr-Igb.

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