Fazio, Saviano e Benigni schierano la Nazionale no-Cav

Una nazionale anti-Berlusconi. Attaccanti Roberto Benigni, Roberto Saviano e (forse) Adriano Celentano. Mediano Fabio Fazio. Gli altri giocatori: Dario Fo, Ilda Boccassini, Luciana Littizzetto, Marco Travaglio, Antonio Albanese, Paolo Rossi (l’attore, non il calciatore), Claudio Abbado, Bono Vox e altri ancora. Insomma, la reunion di tutti i più importanti personaggi che vorrebbero vedere il premier andarsene il più velocemente possibile da Palazzo Chigi. Sta tutto in questi nomi il motivo per cui a viale Mazzini stanno sudando freddo: altro che Annozero, il Vieni via con me di Fazio-Saviano, se alla fine della querelle andrà in onda, potrebbe trasformarsi in un j’accuse contro la maggioranza che al confronto gli strali di Santoro sembreranno delle carezze.
Al settimo piano della Tv pubblica hanno fatto un salto sulla sedia quando hanno letto l’elenco dei possibili ospiti del programma che partirà l’8 novembre su Raitre per quattro lunedì. Il povero Masi (ormai sembra Calimero) si trova in un altro guaio (dopo Santoro, Dandini, Gabanelli, eccetera, eccetera): deve sottoscrivere contratti a persone che non faranno altro che scavare più profonda la sua fossa e accelerare la sua dipartita dall’azienda. Basta scorrere i temi che la «nazionale rossa» ha in animo di affrontare: mafia e politica (ripercorrendo le vicende di Marcello Dell’Utri), le proprietà di Berlusconi, il problema dello smaltimento dei rifiuti, il terremoto in Abruzzo, la fabbrica del fango. Tutti argomenti e personaggi che al solo sentirli nominare fanno ingrossare la giugulare al premier.
Infatti, l’altro ieri il bubbone è scoppiato: i responsabili del programma - Saviano, Fazio e il direttore di Raitre Paolo Ruffini - hanno denunciato il tentativo da parte del vertice aziendale di bloccare i contratti, di impedire la buona riuscita della trasmissione, prendendo come scusa le richieste troppo onerose di compenso degli ospiti, ma in realtà avendo timore della forza che la trasmissione sta prendendo. Ieri sera al TgLa7, Saviano in collegamento con Mentana ha ribadito che, in questo clima astioso non ci sono più le condizioni per andare in onda, a meno che (la strategia Santoro ha fatto scuola) i vertici Rai non dicano e dimostrino chiaramente di tenere al programma. La situazione, prima che Saviano intervenisse a La7, ieri pomeriggio sembrava sbloccata: il dg Masi aveva assicurato che non c’è (e secondo lui non ci sarebbe mai stata) volontà di fermare il programma, ma solo una doverosa «riflessione sui costi». L’agente di Benigni, Lucio Presta, aveva fatto sapere che il suo assistito è disponibile a partecipare a titolo gratuito (aggiungendo che era stata la Rai e non l’attore - si intuisce nella figura del vice direttore generale Lorenza Lei - a formulare l’offerta). La questione era scoppiata sul cachet chiesto dal premio Oscar: 250 mila euro per un’intervento di quaranta minuti. Una cifra enorme se si pensa al basso budget del terzo canale Rai, non così astronomica se si considera che Benigni è uno degli artisti italiani più conosciuti al mondo nonché premio Oscar nonché ammaliatore di spettatori: ogni sua apparizione porta share altissimi e conseguenti incassi pubblicitari. Titolo del suo esilarante pezzo? «Tutto mio», in riferimento alle vaste proprietà del premier...
Per gli altri giocatori di spicco della «squadra anti cav» le trattative sono in corso: i vertici Rai, visti i nomi, fanno melina, si passano la palla tra direzioni varie. Nei desiderata di Fazio-Saviano, oltre a Benigni, ci sarebbe l’altro notissimo campione anti Cav: Adriano Celentano, immaginato per la terza o la quarta puntata. Dopo il caos di questi giorni, non si sa se il cantante avrà ancora voglia di cimentarsi: con lui ogni trattativa è delicatissima e irta di mille scogli, quindi si saprà solo all’ultimo momento. Nella prima puntata dell’8 novembre in scaletta ci sono anche Paolo Rossi e Antonio Albanese. Gli altri dovrebbero partecipare nelle puntate successive, ma si vedrà alla fine quanti contratti verranno firmati e a quali cifre.
Alla fine, questo «inno all’Italia che resiste» (come lo definisce Saviano), quanto costerà alle casse della Tv di Stato? Pare che il budget di ogni puntata si aggirasse, prima che scoppiasse il caos, sui 700-800 mila euro: per un costo totale di quasi tre milioni. Ora, dopo la volontà espressa da Benigni di partecipare gratuitamente, magari anche i colleghi lo faranno: lo ha detto ieri sera Saviano (anche se ha aggiunto che gli sembra più corretto pagarli). Il cachet dello scrittore che ha venduto milioni di copie del suo libro Gomorra, si aggira sugli 80.000 euro a puntata. «Il costo complessivo e anche lo stanziamento per gli ospiti - spiega Ruffini - era specificato sulla schema programma consegnata alla direzione generale». In ogni caso, molti soldi per uno show che, quanto a mezzi impiegati, dovrebbe essere ospitato sulla rete ammiraglia. E che in quei lunedì, spazzerà via qualsiasi altro programma, compreso il Grande Fratello, prodotto, guarda le circostanze, dalla medesima casa di produzione di Vieni via con me e di tutti i programmi di Fazio: la Endemol, di proprietà, per un terzo, di Berlusconi stesso. Che così si fa male da solo due volte.

Ma guarda questo premier-dittatore: una sua azienda, la Endemol, produce un programma contro di lui, realizzato da uno scrittore pubblicato da un’altra sua azienda, la Mondadori e da un regista distribuito da un’altra sua azienda, la Medusa!

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