Roma - "È stato compiuto un passo importante rispetto al federalismo". Con queste parole il ministro delle Riforme, Umberto Bossi, ha salutato la decisione del Consiglio dei ministri di approvare la relazione del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, sul federalismo fiscale. "L’evoluzione del sistema di finanza pubblica italiana si presenta come un albero storto", ha spiegato il titolare del dicastero di via XX Settembre citando "due passaggi fondamentali: la quasi totale centralizzazione della finanza pubblica, fatta al principio degli anni Settanta e il decentramento-federalismo introdotto tra il 1997 e il 2001". Poi assicura: "La prima casa resterà esenta da ogni imposta".
L'attuazione del federalismo Non è il federalismo fiscale a costare ma, al contrario, costerebbe non farlo. È quanto si legge nella relazione sul federalismo fiscale presentata oggi al consiglio dei ministri dal ministro dell’Economia. "Un errore piuttosto diffuso consiste nell’assumere che il federalismo fiscale abbia un costo - ha spiegato Tremonti - in realtà è l’opposto. Il costo ci sarebbe infatti non riformando con il federalismo fiscale, ma all’opposto conservando l’assetto attuale". "Il federalismo non può costare più di quello che il sistema già costa - ha puntualizzato il ministro - un maggior costo ci sarebbe se non fossero indirizzate, drenate e contenute le attuali dinamiche e determinanti di spesa". Secondo Tremonti, infatti, il sistema dei costi standard non penalizzerà nessuno: "E' fondamentale passare dal sistema dei costi storici che premiano l’inefficienza a un sistema di costi standard". "Pensiamo che il sistema dei costi standard debba esere costruito in base a pratiche migliori - ha aggiunto Tremonti - la follia è che hai regioni dove il servizio ai cittadini è più basso e il deficit è più alto, la sanità va sempre peggio ma costa sempre di più".
Le tasse comunali "Noi non diamo numeri per ora, diamo un percorso e un metodo, diciamo come arrivare ai costi standard", ha spiegato Tremonti. "Non siamo ancora in grado di dare i numeri del risparmio - ha aggiunto - vogliamo evitare di dare numeri a caso, i numeri verranno fuori da un metodo, tra luglio e settembre". Il governo è comunque orientato a concentrare i tributi pagati dai cittadini in una sola tassa, ma a decidere saranno i Comuni. Tremonti ha spiegato che "adesso abbiamo uan quantità molto alta di tributi" per poi ricordare che "da 17 a 24 tributi, cosa che vuol dire adempimenti, perdite infinite di tempo". Con il federalismo fiscale, secondo il ministro dell'Economia, "possono diventare un unico tributo, ma questo non lo possiamo imporre per legge, lo decideranno i Comuni".
Bossi: "Un passo importante" "Oggi è stato fatto un passo importante", ha detto il Senatùr spiegando che dopo il federalismo demaniale il prossimo passo sarà il "federalismo municipale". Anche con l’ok alla relazione di oggi, ha detto Bossi, c’è stato un "passo importante" per "avviare un processo di finanza propria" dei Comuni. Poi ha spiegato: "Siamo il paese con il debito pubblico più alto ed è il momento per cambiare e il federalismo fiscale serve per cambiare dalla finanza derivata dove lo Stato incassa tutte le tasse agli enti locali". "Il ministro del federalismo è Bossi", ha assicurato Tremonti rispondendo a un cronista che chiedeva dove fosse il ministro del Federalismo, con evidente riferimento ad Aldo Brancher.
Calderoli: "Il federalismo è in gado di unire" "Il federalismo fiscale è in grado di unire", ha assicurato il ministro per la Semplificazione nomativa, Roberto Calderoli, spiegando che "il federalismo fiscale è l’unico strumento per uscire da questa crisi".
Nel corso della riunione, ha continuato il ministro leghista, "c’è stato un applauso corale al minitro Bossi e al ministro Tremonti, cosa che non accade quando porta provvedimenti di altra natura". E a presiedere la riunione è stato proprio Bossi, "il mio professore di federalismo", ha aggiunto Calderoli con un sorriso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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