
Al loro primo incontro, Rose ha in mano una calibro 38 e spara a Lola. Preme il grilletto per pietà: Lola, la cagna di Luc, è stata investita in mezzo a una strada in piena notte e sta agonizzando. Luc è entrato con il corpo sofferente della bestia al Royal, il locale che Rose frequenta ogni sera. Qualche bicchiere, qualche chiacchiera con la sua amica Marie-Jeanne, qualche maschio da portarsi a letto. La si potrebbe soprannominare Rose Royal (Marsilio, pagg. 120, euro 14) anche perché in fondo questa donna, una cinquantenne bella, decisa, divorziata e un po' annoiata, è regale, e ha il passo di certe regine che, perfino mentre piangono, mantengono la schiena diritta sul trono, lo sguardo sprezzante sul mondo, il cuore aperto alla possibilità di un futuro. Rose è la protagonista del nuovo romanzo - il primo del genere noir - di Nicolas Mathieu, lo scrittore di Nancy che ha vinto il Goncourt con E i figli dopo di loro (Marsilio 2019) conquistandosi il titolo di cantore della Francia popolare, della provincia negletta, del popolo ignorato dai media che però detta i titoloni delle giornate elettorali. La Francia dei più, ma di cui non si parla, se non per giudicarla... Sarà un caso, ma E i figli dopo di loro è diventato anche un film, presentato all'ultima Mostra del cinema di Venezia.
È in questa Francia che vive Rose, come Mathieu. La protagonista lo dichiara subito: «Era cresciuta nella Mosa... Comprendeva quella maniera di muoversi e di tacere le cose, l'accento pesante, i rifiuti ostinati. I giornalisti potevano pure ironizzare. Quelle persone esistevano davvero. Erano la carne da cannone e il sangue delle fabbriche, il grosso del pubblico del primo canale tv e le cifre dell'astensione, la folla delle fiere e la realtà del paese». Rose ha due figli lontani e un lavoro che non la appassiona. Le piace tenersi in forma per quegli uomini che ha amato troppo e dai quali ha ricevuto sesso, compagnia, complimenti, ma anche arroganza, volontà di dominio, qualche volta violenza. Per quello Rose si è comprata la calibro 38: è una donna forte e sa difendersi. E Luc lo ha visto, quella notte al Royal.
Anche Luc è un cinquantenne solo e divorziato. Per lavoro acquista vecchie case, le rimette in sesto e le rivende: tanto guadagno in nero, un suv, una villa in campagna, cene stellate, regali costosi con cui corteggiare Rose. In questa seconda adolescenza, questa «nuova età della goffaggine» che si ritrovano a vivere, Rose e Luc «erano diffidenti perché la felicità non faceva parte delle loro abitudini». Ma Rose è diffidente anche perché sa che degli uomini non si può fidare. Una volta, Luc le tira uno schiaffo. Lei lo lascia, poi però lo perdona.
Dovrà usare quella rivoltella? Ed è sufficiente una pistola quando si viene disarmati da dentro, quando la prigione in cui siamo intrappolati è fatta di piccoli lussi e solitudini apparentemente riempite, quando non ci sono lividi ma «sottintesi, silenzi, assenze»? «Per tanto tempo non aveva saputo dare un nome a quella violenza allusiva» riflette Rose, quando ormai è imbrigliata nella rete del rapporto con Luc da due anni e mezzo. È una rete nella quale, fin dall'inizio, Mathieu ci fa percepire che non avremo scampo.
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