nostro inviato a Verona
Di certo qui la vigilia non ha fatto una piega. Già a metà pomeriggio, una falange macedone di ragazzine piantonava lArena e vai con gli isterismi ai cancelli. Artista in arrivo, diciamo Cesare Cremonini: fremito diffuso. Apparizione di superstar (rare), tipo Mick Hucknall dei Simply Red: boato compiaciuto. Ingresso di succedaneo, ad esempio Ayo: raffica di foto curiose col cellulare. Insomma, il solito Festivalbar che da quarantatré anni è il juke box dellestate e il metronomo delle vacanze per i consumatori di tormentoni, che timbrano amori e amorazzi, viaggi e follie con il ritornello del momento. Però quando Andrea Salvetti ha aperto la prima puntata della finale (stasera su Italia Uno la seconda) annunciando fuori campo i presentatori Ilary Blasi, Cristina Chiabotto e il Mago Forest, lovazione dellArena, undici o dodicimila persone, è stata meno frizzante del solito. Daltronde diciamola tutta: questanno il Festivalbar è andato in letargo dopo linaugurazione in piazza Plebiscito a Napoli, in scena spesso si è visto un rito irrinunciabile ma spento e basta scorrere gli ascolti tv per avere la prova del nove, anzi del meno cinque. Lanno scorso lo share medio delle dieci puntate aveva raggiunto il 16,5 per cento nella fascia di ascoltatori tra i 15 e i 64 anni. Stavolta poco più dell11 e cè poco da consolarsi se sotto i 34 anni lindice è cresciuto fino al 17 per cento. E va bene, il carrozzone si è messo in moto sottobraccio ai mondiali di calcio e mica si poteva prevedere che lItalietta sarebbe diventata Italiona. Per di più, tra tutti i dispersi musicali di questanno il più disperso di tutti è il tormentone principe, quello per intenderci stile Asereje delle Las Ketchup. Andrea Salvetti, che da figlio darte ha una responsabilità ancora più pesante sulle spalle, ha evitato giri di parole ammettendo la caporetto prima di parlare subito del futuro: «Se lofferta musicale quantitativa e qualitativa fosse allaltezza degli scorsi anni, si potrebbe andare avanti come sempre». In realtà non è così: la musica da sola non basta, ormai il mercato è cambiato e con lui anche lequilibrio di questo tipo di show televisivo. E infatti, dice Salvetti, «occorre un ripensamento della formula: ogni puntata deve diventare un evento che crea aspettativa». In sostanza ci vuole «un coinvolgimento più diretto degli artisti, con performance live ricche di arrangiamenti studiati ad hoc per le singole serate e a una maggiore collaborazione tra i cantanti». In sostanza, addio alla formula prestampata delle canzoni sul palco identiche a quelle che si ascoltano su disco o in radio e più reality show anche qui: improvvisazioni, brani inediti, duetti. Per non parlare degli equilibri televisivi che, magari nascosti al grande pubblico, hanno comunque la loro rilevanza: «Sta avvenendo qualcosa senza precedenti, con tre reti che nelle ultime 24 ore hanno cambiato la loro programmazione piazzando dei carichi da novanta per farsi la guerra tra loro. È un segno preoccupante per la tv in generale. In più conclude Salvetti bisogna ridurre i blocchi pubblicitari allinterno del Festivalbar».
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