Fiat, banche d’affari ottimiste Da oggi Lingotto al 91% di Cnh

«Conversione» in anticipo per la controllata americana

Pierluigi Bonora

da Milano

Scatta oggi la conversione delle azioni privilegiate Cnh: la quota Fiat salirà dall’85% a circa il 91% del capitale ordinario per un ammontare di 2 miliardi di dollari. L’operazione, come anticipato dal Giornale, si è resa possibile prima della scadenza prevista (6 aprile) grazie alla continua ascesa del titolo a Wall Street. «Dopo il successo del bond da 500 milioni di dollari - commentano fonti finanziarie - è un nuovo segnale della fiducia degli investitori nel piano di rilancio di Cnh messo a punto dall’amministratore delegato Marchionne». Il titolo torinese, intanto, continua a essere al centro dell’attenzione e la soglia dei 10 euro, toccata per l’ultima volta il 17 settembre 2002, potrebbe essere superata quanto prima grazie anche alle novità su Cnh dagli Stati Uniti.
Ieri le azioni del Lingotto hanno chiuso a 9,78 euro, rallentando la corsa dopo un avvio sprint che aveva portato il titolo fino a 9,95 euro. Il rialzo è stato dello 0,68%, con il 2,2% del capitale scambiato. Ai blocchi di Borsa sono passati due pacchetti da 190mila pezzi e 380mila azioni, scambiati a 9,86, e un terzo blocco da 560mila titoli trattato a 9,58 euro. L’attesa di sviluppi sul futuro di Fidis (operazione da 750 milioni), la prospettiva di un buon trimestre per i conti del gruppo, insieme alle prime anticipazioni positive sulle vendite di auto a marzo e al nuovo accordo industriale all’orizzonte, sono i fattori che, secondo gli operatori, spingono gli investitori a puntare sul Lingotto. Proprio ieri, tra l’altro, Société Générale ha aumentato la raccomandazione sul titolo a «comprare» con un prezzo obiettivo fissato a 12 euro sulle aspettative di un miglioramento della redditività del gruppo torinese. «Fiat - osserva SG nel suo rapporto - è diventato un veicolo di investimento per i fondi tradizionali; il management, inoltre, ha migliorato la sua credibilità avendo mantenuto le promesse». Un fronte caldo resta quello di Fidis, la divisione credito al consumo che era stata ceduta per il 51% alle banche tre anni fa con l’intento di fare cassa, ma che ora potrebbe essere riacquistata (il Lingotto ha infatti in capo un’opzione call) e poi rivenduta generando anch’essa ulteriore valore per il titolo Fiat. Per Fidis l’amministratore delegato Sergio Marchionne è alla ricerca di un partner e proprio domani è previsto un primo giro di manifestazioni d’interesse. In lizza per il 50% della società ci sarebbero Bnp Paribas («la banca è interessata, ma la questione è in una fase preliminare»), Ge Capital e Mediobanca attraverso la «satellite» Compass.
Due settimane fa il direttore generale di Mediobanca, Alberto Nagel, aveva dichiarato che Fidis è una società interessante e che, quindi, Piazzetta Cuccia la guarderà. «Non so quanto la finanziaria possa essere utile a Mediobanca - osserva una fonte - la scelta di Marchionne sarà senz’altro di carattere economico e non politica. Prevarrà l’offerta migliore perché il top manager della Fiat bada al sodo». Sembra che anche tra le banche che hanno in mano il 51% di Fidis sia in corso una riflessione. Ieri l’amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo, sull’argomento, ha tagliato corto: «Ci sono elementi contrattuali che prevedono che, nel caso Fiat voglia ricomprare, lo possa fare. Non abbiamo mai valutato un possibile rientro in Fidis, qualora Fiat dopo averla rilevata dagli istituti di credito intendesse rivendere la quota».


Per il gruppo torinese, infine, prosegue il trend positivo dell’Auto che, anche a marzo, in Italia dovrebbe mantenere la propria quota di mercato al 30 per cento. Per la Punto gli ordini, inclusa l’Europa, ammontano a 190mila.

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