Torino - Dopo la nota ufficiale partita a pranzo dal quartiere generale della Fiat sull’esito del referendum a Pomigliano d’Arco, sembra avviarsi sul viale del tramonto lo spettro del Piano B, cioè "prendere la baracca produttiva - come ebbe a dire Marchionne senza tanti giri di parole all’Investor Day del 21 aprile - e spostarla altrove". Ma non si diradano le nebbie riguardo alle prossime mosse del Lingotto sull’ipotesi della produzione della Panda in Italia. E il destino di Pomigliano d’Arco sembra per ora essere precipitato in un limbo.
Si concretizza il piano C Dietro le quinte si lavora alacremente, ma in ambienti vicini al Lingotto si fa strada la convinzione che una decisione univoca su Pomigliano non arriverà di certo entro oggi. Anche se, secondo uno dei mantra dell’Ad di Fiat, il tempo stringe e già ad inizio mese per Pomigliano si parlava di "ultima chiamata". In ambienti vicini al Lingotto si vocifera che il tempo per fare scelte indolori sia ormai scaduto, cosa che si evince anche dalla nota ufficiale di Fiat, il cui messaggio in sintesi è: lavoreremo con chi è d’accordo. Concetto che comunque viene sottolineato anche in ambienti sindacali. Di Maulo della Fismic, dice riferendosi alla Fiat: "Conosco bene le reazioni dell’animale ferito e l’animale ferito reagisce in maniera spropositata".
L'incertezza sui tempi L’incertezza sui tempi è dovuta al vero nodo della questione, cioè come la Fiat intenda blindare il contratto, e neutralizzare quello scenario di conflittualità che sembra emergere dalle consultazioni c’è il fatto che a fronte di una maggioranza che si è schierata per il sì, c’è comunque oltre un terzo degli operai - di sicuro una quota maggiore degli iscritti alla Fiom-Cgil - che non condivide l’accordo separato. Ed è naturale che da parte della Fiat prima di dare semaforo verde ad un investimento da 700 milioni nel Mezzogiorno d’Italia ci sia la necessità di valutare se l’esito del referendum di Pomigliano rappresenti o meno una garanzia sufficiente per la governabilità dello stabilimento. Soprattutto visto che l’ipotesi C, quella di far confluire in una newco, sempre in capo a Fiat, produzione e dipendenti di Pomigliano, era stata subito rispedita al mittente dai sindacati, nelle prime fasi della trattativa. Riesumata in extremis l’ipotesi C, lo stabilimento di Pomigliano non dovrebbe comunque subire lo stesso destino di Termini Imerese: non sarebbe quindi destinato alla chiusura.
Ma le decisioni finali dovrebbero riguardare, secondo indiscrezioni, l’entità dell’investimento da parte del Lingotto, che potrebbe essere rivisto rispetto ai 700 milioni di euro inizialmente previsti, ed il sito produttivo della Nuova Panda.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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