Fiat-Severstal, l’accordo si amplia a Iveco e Cnh

Più saldo l’asse tra il Lingotto e il colosso industriale russo. Berlusconi: «All’azienda non mancherà il supporto del governo»

Pierluigi Bonora

da Milano

Sarà ampliata a Iveco e Cnh la collaborazione tra Fiat e Severstal, uno dei maggiori gruppi industriali russi con importanti attività nei settori dell’acciaio, minerario, automobilistico, dei macchinari e dei trasporti. Sergio Marchionne, amministratore delegato del Lingotto, e Alexey Mordashov, direttore generale del gruppo di Mosca, hanno firmato ieri una lettera d’intenti per sviluppare ulteriormente la cooperazione strategica tra le due società.
Le compagnie non scendono nei dettagli, ma è facile prevedere che l’intesa riguarderà anche il settore dei mezzi pesanti, visto che Iveco è da tempo radicata in Russia, insieme a quello delle grandi mietitrebbiatrici e della macchine per movimento terra realizzate da Cnh, presente sul territorio solamente attraverso un importatore. «Considerando il grande potenziale dell’economia russa - spiega la Fiat in una nota - le due società concordano sull’opportunità di esplorare congiuntamente la fattibilità di diversi progetti in Russia in tutte le aree di attività industriale del gruppo». All’inizio del 2006 Fiat e Severstal avevano siglato accordi industriali per l’assemblaggio, in Russia, dei modelli Palio, Albea e Doblò e un accordo di fornitura per l’importazione e la distribuzione nel Paese della gamma completa di vetture e veicoli commerciali del marchio di Torino. La firma di ieri segue di alcuni mesi un altro importante accordo del Lingotto con un Paese dell’Est, quello tra la società serba Zastava per il montaggio su licenza della Punto nello stabilimento di Kragujevac, nelle vicinanze di Belgrado. L’avvio dell’assemblaggio di componenti smontati, prodotti a Mirafiori, è previsto all’inizio del 2007 con volumi di circa 16mila unità ogni anno.
Intanto, continua a tenere banco la polemica tra governo, da una parte, e Fiat e sindacati, dall’altra, sul nodo degli esuberi e della cassa integrazione in deroga. Sulla concessione della quale il ministro Roberto Maroni ha mostrato non poche perplessità. Sui rapporti con il gruppo guidato da Luca Cordero di Montezemolo e Marchionne ieri è intervenuto direttamente il premier Silvio Berlusconi. «Credo che la Fiat - ha detto il presidente del Consiglio - resterà ancora la più importante azienda privata italiana, che avrà ancora il cuore a Torino e che abbia superato le difficoltà. Il governo farà tutto quello che potrà fare per dare una mano in questa direzione. Di certo non mancherà alla Fiat il supporto del governo così come è sempre stato». Berlusconi ha cercato di allentare le tensioni. «Nel 2002 - ha aggiunto - abbiamo fatto un contratto di programma in un momento in cui nessuno credeva alle possibilità di ripresa di una Fiat in profondo rosso e con le vendite in calo. Noi, invece, abbiamo dato fiducia all’azienda e siamo stati ripagati da questa ripresa. So, anche, che si sta approntando una nuova catena per la Grande Punto (quella a Mirafiori, in aggiunta alla produzione principale di Melfi, che sarà avviata in maggio, ndr)».
C’è, intanto, un nuovo segnale positivo per la Fiat. La capitalizzazione del Lingotto, infatti, non solo è maggiore di quella degli ex alleati di Gm, ma anche del secondo gruppo americano, Ford: 13,8 miliardi contro 13,7 miliardi di dollari.

Per il titolo Fiat quella di ieri è stata però la seconda giornata negativa consecutiva: le azioni hanno perso lo 0,36% restando tuttavia sopra la soglia dei 9 euro (9,06). Bnl, infine, ha ridotto sotto il tetto del 2% la sua quota in Fiat dal 2,5% detenuto dal 29 dicembre 2005.

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