L'India, nuova frontiera della finanza sostenibile?

L'India è ancora indietro sul fronte dei flussi di capitali ma sorprendentemente avanti sul pensiero politico e economico legato alla finanza sostenibile. Può essere uno dei mercati chiave di domani per l'Esg?

L'India, nuova frontiera della finanza sostenibile?

Durante la sessione di discussione a Glasgow lo scorso anno alla COP26, il primo ministro dell'India Narendra Modi ha dichiarato come il suo governo avrebbe impegnato il Paese a raggiungere emissioni nette zero e neutralità climatica entro il 2070. Come parte dell'impegno del Paese del subcontinente, ha anche delineato un alto obiettivo per l'India: quello di produrre 500 GW di energia da fonti non fossili entro il 2030 e ridurre le emissioni pro capite di anidride carbonica al 45%, tagliandole di un miliardo di tonnellate al 2030 rispetto ai livelli del 2021.

L'obiettivo, secondo il Council on Energy, Environment, and Water (Ceew) di Nuova Delhi avrà bisogno di investimenti pubblici e privati di 10mila miliardi di dollari per permettere all'India di raggiungere lo zero netto entro il 2070. In questo contesto per l'India le banche potrebbero svolgere un ruolo fondamentale nel raggiungere questi obiettivi di investimento o nel colmare eventuali lacune di un Paese che vede ancora diverse necessità di intervento pubblico in settori molto più fondamentali, dall'illuminazione pubblica alle reti idriche. Inoltre, il settore bancario è un settore in prima linea in questa battaglia, che affronta gli impatti dei cambiamenti climatici, poiché si stima che il settore dei servizi finanziari garantirebbe almeno il 72% dei fondi necessari a piani di transizione di questo tipo. Da questo punto di vista, l'India è dunque una terra ideale per capire i trend futuri della finanza sostenibile.

Il settore bancario è stato la spina dorsale dell'attività commerciale dell'India attraverso la sua transizione in una grande potenza industriale, e ora interiorizzando gli standard Esg può compiere un ulteriore salto in avanti strutturando il Paese come una potenza all'avanguardia anche sul fronte dei finanziamenti più innovativi in termini di ricadute ambientali, sociali, di genere. L'India ha riconosciuto l'importanza del finanziamento "verde" all'economia provando a normare per la prima volta in materia nel 2007. Successivamente, la Reserve Bank of India ha ideato politiche per incoraggiare le banche ad allinearsi con gli obiettivi di sostenibilità. Il primo green bond in India è stato emesso nel 2015. Da allora, c'è stata una rapida diffusione dei prodotti finanziari orientati all'ibridazione tra crescita economica e tutela dell'ambiente. Secondo la Climate Bonds Initiative, l'India è emersa come il secondo mercato di obbligazioni verdi tra le economie emergenti, con 7,2 miliardi di dollari emessi fino ad oggi, in gran parte nel settore delle energie rinnovabili. Anche le istituzioni finanziarie indiane hanno introdotto nell'ultimo decennio linee dedicate di credito, obbligazioni, schemi di deposito e fondi per sostenere l'azione per il clima e altre attività Esg, spesso in forma autonoma e non codificata dal legislatore

Nuova Delhi ha provato, nel corso degli anni a fare ordine introducendo nel 2013 l'obbligo per la rendicontazione e l'indicazione dei costi delle politiche per la responsabilità sociale d'impresa (Csr), la prima iniziativa di questo tipo a livello globale ad andare in porto, per prevenire il rischio greenwashing. In seguito la Consob di Nuova Delhi, il Securities and Exchange Board of India (SEBI), ha reso obbligatorio il Business Responsibility and Sustainability Report (BRSR) per le prime 1.000 società quotate per capitalizzazione di mercato. Nel 2015, la banca centrale ha incluso piccoli progetti di energia rinnovabile nell'ambito del regime di prestiti coperti da agevolazioni e incentivi per gli emittenti. In risposta, le banche indiane hanno ideato politiche interne per ridurre i loro prestiti ai settori ad alta intensità di carbonio e adottare un approccio di finanza verde al credito. Ciò ha anche portato alcuni settori ad alta intensità di carbonio a ripensare i loro modelli di business e a rivolgersi a metodi di produzione verdi.

La base imprenditoriale e finanziaria per ottenere risultati positivi c'è, la vivacità del mercato anche. Le economie di scala in India si possono sfruttare e le logiche della finanza sostenibile possono prendere piede negli anni a venire, specie se le grandi istituzioni cominceranno a guardare all'India come a un mercato importante e non solo come a una fucina di lavoro specializzato o terzista a basso costo e alto rapporto tra qualità e prezzo. I margini esistono. Secondo i dati pubblicati dalla Reserve Bank of India, il credito bancario aggregato in essere al settore dell'energia non convenzionale era di circa 365,43 miliardi di rupie (4,8 miliardi di dollari circa), pari al 7,9% del credito bancario circolante nel settore, a marzo 2020. Un margine che si può notevolmente ampliare. Nel maggio 2021, la Reserve Bank of India ha istituito un gruppo di studi sulla finanza sostenibile per formulare le regole di prestito a base ESG e definire quelle che sui settori legati alla sostenibilità hanno un impatto reale, una sorta di "tassonomia" che dovrà rendere l'India ancora più appetibile per gli operatori internazionali.

Secondo il World Economic Forum, "per consentire alle banche di operare e sviluppare questo ecosistema sostenibile, il quadro politico è di fondamentale importanza. Misure fiscali come una politica fiscale di sostegno per la finanza verde contribuirebbero a ridurre i costi di transazione e promuoverebbero prestiti migliori" e più efficaci. Inoltre, "l'India ha anche bisogno di fondi di investimento in infrastrutture verdi per facilitare mercati obbligazionari più profondi e l'innovazione degli strumenti di finanza verde". La finanza sostenibile può essere inoltre uno strumento di mercato vincente per favorire la coesione del sistema sociale interno, rispondendo anche ai desiderata di concretezza e basi reali dell'investimento della finanza islamica che può essere rivolta all'ampia comunità musulmana del Paese, superiore ai 200 milioni di persone. E essendo l'India una delle patrie di iniziale diffusione del microcredito, la "finanza sostenibile" dei Paesi che si incamminano sulla via dello sviluppo, pratiche come la responsabilità sociale di chi maneggia denaro e la verifica del legame diretto tra benefici dichiarati e reali effetti di un investimento sono interiorizzate dalla società.

L'India, passo dopo passo, si può dunque incamminare a essere un grande protagonista della finanza sostenibile di domani. L'ampiezza delle sfide per il suo sviluppo futuro giustificano le promettenti opportunità che offre nel campo per il mercato globale.

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