Pompei (Deloitte): "L'Italia è un grande Paese, NextGen opportunità unica di crescita"

Fabio Pompei, ad di Deloitte Italia, fa il punto sulla situazione della finanza sostenibile in Italia e della partita epocale della transizione energetica. Esprimendo la sua fiducia sul fatto che l'Italia, da grande Paese, può vincere queste sfide sistemiche

Fabio Pompei, amministratore delegato di Deloitte Italia
Fabio Pompei, amministratore delegato di Deloitte Italia

Finanza sostenibile e transizione energetica sono oggigiorno partite fondamentali per il sistema-Paese, sfide di lungo corso che hanno messo in campo dinamiche di evoluzione dei tessuti aziendali e imprenditoriali. Le imprese sono chiamate a strutturarsi per affrontare nel migliore dei modi queste nuove partite, coglierne le opportunità di crescita e immaginare il futuro in maniera strategica e trasparente. Un'integrazione sempre più stretta di informativa finanziaria e non finanziaria, con un'attenzione specifica ai rischi e alle opportunità legate alla sostenibilità e, in particolare, al cambiamento climatico deve essere messa in campo per vincere queste sfide. In Italia e nel mondo, Deloitte è tra le maggiori società di consulenza attive nel promuovere sostegno alle imprese partner per sviluppare visioni in grado di mitigare gli impatti del cambiamento climatico e evolvere la cultura dei business leader per affrontare la partita della sostenibilità. Per capire strategie e visioni sviluppate dalla società con sede a Londra, prima al mondo nella consulenza e nella revisione per fatturato e addetti, abbiamo parlato con Fabio Pompei, amministratore delegato di Deloitte Italia.

In che modo la transizione energetica può essere sfruttata come un asset strategico per la crescita delle aziende?

"La crisi energetica che stiamo vivendo in questi giorni dimostra chiaramente come una transizione energetica del sistema Paese rappresenti una grande opportunità per le nostre imprese. Oggi l’Italia sconta un duro prezzo per la sua dipendenza da fonti energetiche di altri Paesi – gas in primis – e molte nostre aziende, tra cui quelle dei settori “energivori”, stanno pagando il prezzo più duro di questa congiuntura sfavorevole. Per questo puntare con decisione su una transizione energetica è una strada obbligata per il nostro Paese, che farebbe bene alle imprese, ma anche ai cittadini e all’ambiente".

Come conciliare le necessità della transizione con una fase attuale caratterizzata da incertezza, inflazione, volatilità dei prezzi energetici?

"È vero: questa fase piena di incertezze non ci permette di fare previsioni di lungo periodo, ma è proprio da questa situazione così critica che è nato lo stimolo per costruire un’economia non solo più sostenibile, ma anche più resiliente. Perciò, quello che possiamo e dobbiamo fare in questa fase è uno sforzo congiunto del settore pubblico e privato per portare a casa la più grande partita che possiamo giocarci in questi anni: quella delle riforme e degli investimenti legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza".

In che modo il framework della finanza sostenibile e degli obiettivi ESG possono, a suo parere, creare sviluppo?

"Oggi c’è una domanda crescente per la cosiddetta “finanza sostenibile”. Ma finché non saranno implementate metriche ESG universali sarà difficile stabilire quali asset siano realmente sostenibili – da un punto di vista ambientale, sociale e di governance. Per questo è fondamentale lavorare per arrivare a metriche che siano utilizzabili su scala globale. Un impegno su cui Deloitte ha dato il proprio contributo collaborando con il World Economic Forum alla redazione del documento “Measuring Stakeholder Capitalism: Towards Common Metrics and Consistent Reporting of Sustainable Value Creation” – una proposta di metriche e informativa universali per la rendicontazione non finanziaria".

Lei ha definito quella della finanza sostenibile una "sfida epocale". In che modo il sistema-Paese Italia può affrontarla?

"L’Italia è un grande Paese, che spesso sottovaluta il proprio potenziale. Quella che ci attende è davvero una sfida epocale, ma abbiamo tutti gli strumenti per affrontarla. Molto dipenderà da come utilizzeremo le risorse straordinarie del Next Generation Eu, che rappresentano un’opportunità unica di crescita per il nostro Paese. Ma un altro capitolo fondamentale, su cui spesso insistiamo, è quello delle competenze: viviamo in un mondo in cui la scienza e la tecnologia sono i driver fondamentali della crescita e della competitività a livello globale. Non possiamo restare indietro su questi fronti e dobbiamo investire con più decisione sull’istruzione, sulla ricerca, ma anche sulla capacità di trasferimento tecnologico del nostro Paese".

Come cambierà il mondo del lavoro nell'era della transizione? In che modo si potranno tutelare gli "sconfitti" della transizione?

"Questo è un tema estremamente complesso, su cui nessuno può dare una risposta certa né fare previsioni. Di sicuro da parte del mondo corporate c’è molta più attenzione del passato anche sul versante della responsabilità sociale. Oggi le imprese che si distinguono per le migliori performance economiche sono anche quelle che fanno di più in termini di CSR – Corporate Sociale Responsibility. Come Deloitte siamo impegnati affinché questo binomio virtuoso si rafforzi sempre di più, creando non solo valore economico ma anche sociale".

Come giudica le prospettive del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza? Possono conciliare le necessità dello sviluppo con la sfida della transizione energetica?

"Come dicevo, per molte imprese del nostro Paese oggi è molto difficile essere competitive, visto il prezzo che pagano a causa dipendenza energetica. Proprio per questo il PNRR costituisce un’occasione unica per creare un nuovo modello di sviluppo capace di tenere insieme la sostenibilità ambientale e la crescita economica. La tecnologia che abbiamo oggi a disposizione, e quella che avremo nei prossimi anni, sono la chiave per centrare questo obiettivo.

Se investiremo abbastanza in questi fattori strategici metà del lavoro sarà fatto. Ma ora è decisamente troppo presto per valutare se l’implementazione del PNRR sia effettivamente in grado di concretizzare questo obiettivo".

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