Fini porta ai soldati in Afghanistan gli auguri di Natale

La visita è a sorpresa, secondo le regole di sicurezza. Gianfranco Fini (nella foto d’archivio) arriva a Herat su un C130 militare dopo 10 ore di viaggio via Abu Dhabi. Vuol fare gli auguri di Natale ai nostri militari e annuncia: «L’Italia manterrà gli impegni presi, anche se ciò significa aumentare le truppe impegnate in Afghanistan». La missione sarà rifinanziata, spiega il presidente della Camera, perché sia maggioranza sia opposizione sono d’accordo che «non possiamo tirarci indietro» e che bisogna rispondere positivamente alla richiesta degli alleati di un maggiore sforzo. D’altronde, «la ricostruzione dell’Afghanistan è essenziale per combattere il terrorismo». Fini s’informa con il generale Paolo Serra, che da 3 mesi comanda non solo i 1.500 italiani ma anche i contingenti di altre 12 nazioni, sulle misure di protezione della base. Forse pensa a Nassirya, alla condanna di 2 giorni fa di uno dei militari per non aver fatto tutto il necessario per evitare l’attentato del 2003. Poi il presidente della Camera si sposta nell’hangar, accolto dal picchetto d’onore e ringrazia gli alpini della brigata Julia, i carabinieri e i finanzieri «a nome non solo del Parlamento, ma del popolo italiano». Sottolinea anche come «la cifra che distingue i militari italiani dagli altri sia l’unire alla professionalità il rispetto per la popolazione locale». È l’ora di pranzo e dentro «Camp Arena» sono Fini e il generale Serra a servire linguine al sugo ai militari.

Poi, c’è la videoconferenza con il presidente della Repubblica. «L’avevo scambiata per un giovane ufficiale - scherza Giorgio Napolitano, vedendo il giubbotto di pelle -, poi mi sono accorto che apparteneva all’arma della Camera dei deputati».

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