Finisce in procura il braccio di ferro tra le signore Pavarotti

Pesaro, inchiesta per circonvenzione d’incapace. Il legale della moglie: "Il maestro era lucido quando firmò il testamento". E intanto Nicoletta lotta con la sclerosi

Finisce in procura il braccio  
di ferro tra le signore Pavarotti

Pavarotti era perfettamente capace di intendere e di volere quando convocò il notaio pesarese, Luciano Buonanno, per sottoscrivere le sue ultime volontà? Qualcuno, al contrario, lo ha indotto o condizionato? E, in questo caso, si può ipotizzare, a carico di qualcuno a lui vicino, il reato di circonvenzione di incapace? «Siamo all’inizio, ma è chiaro che di fronte a certi fatti raccontati da persone qualificate è opportuno esaminare attentamente il contenuto». Poche parole con cui il procuratore di Pesaro, Massimo Di Patria, ha annunciato ieri l’apertura di un’inchiesta sul testamento in cui Luciano Pavarotti assegnava tutti i beni mobili e immobili americani alla moglie Nicoletta Mantovani.
Poche parole ma destinate a rendere incandescente la polemica, già discretamente bollente, sulle ultime volontà del maestro. Perché ciò che i giudici vogliono stabilire è proprio se il tenore, quando incontrò il 29 luglio il notaio Buonanno, era sufficientemente lucido o se, piuttosto, le sue volontà siano state in qualche modo «ottenute» o «sollecitate» da chicchessia. Ed è proprio il notaio Buonanno, «la persona qualificata» cui il procuratore Di Patria si riferisce, perché in alcune dichiarazioni rese di recente, Buonanno avrebbe affermato che: «Il testamento del Maestro era stato completamente predisposto dai suoi legali». Aggiungendo che: «Anche se non ero d’accordo su vari punti, mi è stato imposto di non modificare nulla» E ancora: «Al mio arrivo in casa Pavarotti, lui, già sofferente e disteso a letto alle dieci di mattina, si è limitato a rispondere con un sì alle mie domande e a firmare. Mi chiedo in che condizioni psicofisiche fosse».
Dichiarazioni che, non solo hanno attirato le attenzioni della Procura, ma anche le critiche dei legali di Nicoletta Mantovani. «Siamo sorpresi e indignati per le affermazioni del notaio - ha dichiarato ieri l’avvocato Giorgio Bernini -, le trovo offensive anche per la memoria del Maestro, che era lucidissimo». Bernini ha aggiunto di aver presentato un esposto all’Ordine dei notai, che ha comunque già aperto un’indagine interna su Buonanno.
Incalzato e assediato dai giornalisti di mezzo mondo il notaio della grande bufera, dal suo studio di via San Francesco a Pesaro, trova tempo per ripondere a tutti. E per puntualizzare, precisare, smentire. «Io non ho mai affermato - dice al Giornale - che Pavarotti non fosse lucido, altrimenti mi sarei rifiutato di certificare quell’atto. Al contrario, in più di un passaggio del testamento io ho esplicitamente domandato al Maestro di confermarmi le sue intenzioni e lui, puntualmente, lo ha fatto. Senza esitazioni o tentennamenti che potessero far pensare ad una volontà diversa. Non ho nulla da rimproverami. Avrò sbagliato, forse, a rilasciare certe interviste ma ho agito fin dall’inzio con scrupolo e nel rispetto della deontologia professionale. Certi giornalisti stanno facendo solo illazioni, sono a caccia di scoop e stanno inanellando una serie di balle». Quanto al patrimonio del Maestro, il notaio contrattacca: «Credo proprio che si continuino a dire parole e soprattutto cifre in libertà. Si è parlato persino di debiti. Di diciotto milioni di debiti. Io vorrei capire chi ha mai affermato una cosa simile. Io no di certo. Io non ho mai parlato di debiti e non ho fatto cifre nemmeno sulla consistenza patrimoniale di Pavarotti. Come si fa a parlare per esempio, di 200 milioni di euro? Come si fa a dire che ci sono già acquirenti per le ville del Maestro? Essendoci di mezzo una minore, la piccola Alice, il patrimonio va rigorosamente inventariato e quell’inventario, quando sarà fatto, andrà valutato e certificato con apposite perizie».
Anche riguardo alla predisposizione da parte di altri di quel testamento americano il notaio puntualizza, smentisce e precisa: «La verità è che oramai è prassi consolidata, dinazi a patrimoni vasti e importanti, che siano gli avvocati di fiducia a riassumere tecnicamente in un documento testamentario le volontà del loro cliente. Quindi io non mi sono affatto stupito di aver trovato già pronto il testamento.

Sa cosa posso aggiungere ancora? Che sarebbe meglio adesso sull’intera vicenda del maestro Pavarotti osservare il silenzio stampa e smetterla con le polemiche e le fantasie». Ben detto, notaio. Ma non è lei che ha voluto fare dichiarazioni? «Sì, le ho fatte, ma non le rifarei più visto come state usate arrivando a deformare le mie parole».

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