Dunque, in soldoni, secondo Michele Santoro il mondo va così: la guerra in Irak è stata fatta per coprire l’avvento della grande crisi economica mondiale, lui è stato cacciato dalla Rai perché avrebbe rivelato questa verità, l’Italia è governata da un uomo che è solo una barzelletta, l’opposizione non esiste, l’informazione si è addormentata ed è schiava del conflitto d’interessi, pure La7 deve ubbidire al governo. E dunque? Lui, che solo e unico è in grado interpretare il pensiero degli italiani che a tutte queste cose vogliono opporsi, cosa deve fare? Raccogliere dieci euro a testa tra il popolo che lo ha incaricato della missione impossibile: fare informazione vera. E con la colletta costruire un nuovo network, libero, senza padroni, senza intromissioni, che possa mandare in onda il suo talk in totale autonomia.
Proprio così: è questa la «grande» proposta che il giornalista ha lanciato ieri pomeriggio dal palco della Festa del Fatto quotidiano, il giornale che lo appoggia e che gli ha fatto trovare una platea gremita di fan per la prima apparizione pubblica dopo le dimissioni dalla tv di Stato del giugno scorso. Insomma, un programma costa moltissimo e Santoro, non avendo più a disposizioni i potenti mezzi della Rai (da cui è uscito con una liquidazione di 2,3 milioni di euro) e avendo rifiutato sdegnosamente quelli della Telecom, ora batte cassa tra la gente che si riconosce nelle sue idee. Come farà a raccoglierli? Come fece nelle prove generali della serata bolognese di Tutti in piedi organizzata con l’aiuto della Fiom: grazie a giovani volontari. Ai soldi raccolti con la colletta si aggiungeranno quelli di imprenditori privati televisivi. Perché l’anchorman vuole costituire una società dal titolo che è tutto un programma, «Servizio pubblico»: primo socio Sandro Parenzo, il patron di Telelombardia; secondo il Fatto quotidiano (la scelta è questa, anche se il Cda non ha ancora deliberato ufficialmente il finanziamento).
Il programma che Santoro chiamerà Comizi d’amore (il richiamo è a Pasolini) verrà trasmesso, oltre che da un collage di tv locali di tutt’Italia e attraverso il web, anche da un canale Sky, messo a disposizione al giovedì sera. E questa è la vera sorpresa della serata, la chiave di volta che (se confermata dagli interessati) garantirà successo al telepredicatore dato che la rete satellitare garantirà una copertura nazionale al talk, oltre a regalare grandissimi ascolti al network di Murdoch. A questo punto bisognerà vedere se il magnate australiano, considerato lo squalo mondiale dei media, colui che si è inguaiato con lo scandalo di News of the world, garantirà a Santoro quella libertà assoluta che nessuno in Italia ha osato concedergli. O Berlusconi, o chi per esso, si metterà a telefonare pure a Murdoch?
Perché secondo Santoro, in Italia, anzi nel mondo, l’informazione, dopo l’11 settembre si è assopita, è deragliata verso il sentimentalismo, l’emozione data dal «sacrificio dei vigili del fuoco morti sotto le Torri gemelle». Lui, che invece avrebbe svelato le vere ragioni della guerra in Irak («I servizi segreti americani non tennero conto dei segnali chiari che l’attentato stava arrivando») e cioè che serviva per distogliere l’attenzione dall’incipiente crisi economica, è stato ostracizzato dall’editto bulgaro emesso da Berlusconi. E quando è tornato, grazie alla sentenza della magistratura, in Rai ha dovuto «passare più tempo con gli avvocati a difendersi dai tentativi dei vertici, messi lì dal premier e da lui telecomandati, di controllarlo che a realizzare il suo programma». E tenendo conto che «Bersani è un fantasma che non lo ha difeso», che pure Mentana e Lerner sono «bravi professionisti ma fanno quello che possono», e che La7 è governata da uno (Giovanni Stella) che «parla di macachi e banani e che invece di ascoltare il mercato (l’annuncio dello sbarco di Annozero provocò un più venti per cento delle azioni Telecom in Borsa) mi vuole controllare la scaletta», detto tutto questo ci vuole qualcuno che si faccia portavoce di chi vuole dire «Basta!» a un premier troppo impegnato nei bunga bunga.
Anzi, bisogna «andare oltre: riprendersi la Rai, il servizio pubblico e l’informazione libera. Per cui i primi ospiti della nuova trasmissioni dovranno essere «Sabina Guzzanti, Luttazzi e Celentano, da cui andrò in ginocchio per pregarli di partecipare».
Perché conclude Santoro nell’ovazione generale «come dice Obama non dobbiamo dimenticare da dove veniamo se vogliamo sapere dove andremo». Dove andrà lui ora si sa: nelle fauci di Murdoch con la colletta del popolo di sinistra.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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