Fli contro Marchionne: "Fiat salvata dallo Stato" E Bersani: "Ci vuole cinesi, ma siamo in Europa"

Proseguono le polemiche dopo che Marchionne, al programma di Fazio, ha detto che "senza l'Italia la Fiat andrebbe meglio" (video). Secondo Fini "lo Stato ha impedito che Fiat affondasse". Epifani: "L'ad parla come se volesse andar via". Casini: "Guardare in faccia la realtà". Blog Il Marchionne-pensiero

Fli contro Marchionne: "Fiat salvata dallo Stato"
 
E Bersani: "Ci vuole cinesi, ma siamo in Europa"

Rovigo - "Marchionne mi sembra che ieri abbia dimostrato, pur essendo italo-canadese, di essere più canadese che italiano". Commenta così, il presidente della Camera Gianfranco Fini, le parole pronunciate ieri dall’amministratore delegato della Fiat al programma di Fabio Fazio su raitre, Che tempo che fa. Fini parla ad un incontro con gli studenti delle scuole superiori di Rovigo. "Ha detto una cosa naturale per il top manager canadese. Ma è un po' paradossale che lo dice l’amministratore delegato della Fiat, Fabbrica Italiana Automobili Torino, perché se la Fiat è un grande colosso lo deve al fatto che è stato per grandissimo tempo il contribuente italiano, lo Stato, a impedire alla Fiat di non affondare", ha aggiunto Fini.

Concorrenza "Non è un paradosso - ha aggiunto Fini - se lo dice a noi classe dirigente non ce la facciamo con questa concorrenza serrata". Ma l’Italia non riuscirà mai a vincere la gara se punterà solo sulla quantità e non sulla qualita". "Di questo - ha concluso riferendosi ai temi economici e del welfare più in generale - mi piacerebbe parlare nella politica italiana, non di quello di cui si parla tutti i giorni sulle prime pagine dei giornali". 

Angeletti: ad Fiat accolga le sfide "Il nostro Paese per la Fiat rimane uno dei migliori mercati europei. Senza l’Italia, non vedo dove la Fiat possa costruire le auto da vendere in Europaì". Così il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, commenta le dichiarazioni di Marchionne. "Che in Italia ci sia un problema di competitività - continua Angeletti - non lo scopre certo Marchionne. Rispetto agli altri Paesi abbiamo bassi salari e bassa produttività. L’importante è che Marchionne sia disposto ad accogliere le sfide, non solo a parlarne".

Brunetta: bicchiere mezzo vuoto "Marchionne ha visto, con alcune battute, il bicchiere mezzo vuoto. È bene ricordargli anche il bicchiere mezzo pieno": lo ha affermato il ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta. "Penso che le parole di Marchionne non fossero altro che rivolte a se stesso, al management Fiat, per spronarsi a fare di più e meglio. Certamente se Fiat farà di più e meglio anche il governo farà di più e meglio e questo non potrà che essere positivo per i lavoratori".

Bondi: problemi veri con cui confrontarsi Sandro Bondi, coordinatore del Pdl, in una nota afferma: "Le persone intelligenti non si soffermano sulle singole parole, ma sulla sostanza di un discorso. Se l’Italia avesse ancora una classe dirigente nazionale degna di questo nome e dei leader politici autorevoli, si interrogherebbe a fondo sulle affermazioni di Marchionne, che chiamano in causa i problemi veri con i quali tutti dovremmo confrontarci secondo uno spirito di cooperazione e non di conflitto. Ignorare o peggio polemizzare con una battuta paradossale quanto allarmata di Marchionne - prosegue Bondi - significa far finta che i problemi non ci siano e che tutto possa continuare come nel passato. La sinistra lo può fare, tutti coloro che lavorano per il cambiamento e la modernizzazione dell’Italia no".

Epifani: parla come se volesse andar via Secondo il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani, "Marchionne parla come se volesse andar via dall'Italia. È impensabile che da stabilimenti fermi possano venire utili", dice ancora Epifani.

Casini: guardare in faccia la realtà "Marchionne non ha una, ma cento ragioni - ha dettoil leader dell'Udc Pierferdinando Casini -, perché l’alternativa per i lavoratori italiani e che si richiuda la saracinesca delle imprese in Italia e si vada in Serbia e si delocalizzi. Per cui bisogna guardare in faccia la realtà, non illudersi che la realtà sia diversa". "Credo che quando denuncia la perdita di competitività in Italia, Marchionne, purtroppo, dica una cosa sacrosanta, e non bisogna demonizzarlo. Mi piacerebbe dargli torto, ma non posso farlo vista la perdita di competitività del nostro Paese. E allora forse è meglio accettare le questioni poste da Merchionne"

Calderoli: ricordi gli aiuti di Stato "Marchionne ha la memoria corta sugli aiuti di Stato", dice in un’intervista a Repubblica il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli.

Urso: meglio Bonanni "Bene Marchionne, meglio Bonanni". A dirlo è il viceministro allo Sviluppo Economico Adolfo Urso. "Se quello che ha detto è uno sprone per fare insieme le riforme necessarie e non una giustificazione per chiudere Pomigliano d’Arco o bloccare gli investimenti concordati nel progetto di Fabbrica Italia - ha spiegato - Meglio Bonanni perché, in una intervista di risposta a Marchionne, ha indicato delle strade che condividiamo, come il salario di produttività e, ancora di più, la partecipazione agli utili".

Bersani: "Ci vuole cinesi" A Sergio Marchionne piacerebbe avere costi di produzione cinesi in un sistema europeo. Pierluigi Bersani si lascia andare ad una battuta per commentare la sortita dell’ad Fiat. "Se fossi il governo - osserva il leader del Pd - chiamerei la Fiat ed in sindacati. Vorrei vederci chiaro perchè, non vorrei si facesse il gioco di chi resta con il cerino acceso in mano". Chiarezza, dunque, è ciò che chiede Bersani che, tuttavia, esprime qualche considerazione in più. "Parlando di impresa vorrei sapere cosa abbiamo in testa: la Cina, la Serbia... oppure abbiamo in mente la Germania, la Francia, la Spagna, paesi che anch’essi producono automobili.

Io dico - aggiunge Bersani - che dobbiamo avere in testa l’Europa e per avere in testa l’Europa dobbiamo fare almeno un paio di cose: se le decisioni saranno sempre più vincolate all’azienda, dobbiamo stabilire norme di partecipazione dei lavoratori meglio codificate. In secondo luogo occorre fare nuove regole a livello generale per il lavoro. Il contratto nazionale di lavoro ci vuole altrimenti rischiamo di diventare cinesi anche noi".

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