FLORINDA BOLKAN «Fellini non mi volle: ero troppo magra»

Intervista alla splendida attrice brasiliana, ma italiana d’adozione, popolare negli anni Settanta e vincitrice di due premi Donatello

Massimo Bertarelli

Cara Florinda Bolkan, scusi, dov’era finita?
«A Bracciano, da dieci anni, dentro un bosco di castagni. Vado a cavallo, mi curo dell’orto, insomma, da cittadina a contadina».
Lei, a 64 anni, è la più bella brasiliana mai importata, anche se i giovani conoscono meglio Adriana Lima per gli spot con De Sica...
«Grazie. Ma in Brasile le belle donne nascono come i fiori».
È vero che la compagnia aerea brasiliana Varig scelse la sua immagine per il proprio lancio?
«Sì, cercavano una ragazza di bella presenza che parlasse due lingue, soprattutto per le rotte con Los Angeles e New York. Ho un ricordo terribile: un giorno cadde l’aereo su cui avrei dovuto esserci io. I miei mi credettero morta, ignorando che poco prima della partenza avevo scambiato il mio posto con una collega. Quando mi videro a Rio per poco non svennero».
Ha cominciato subito con il cinema?
«Proprio per dimenticare quell’incidente me ne andai a Parigi da un’amica sposata con il ragazzo più ricco del Brasile. Vi rimasi due anni. Poi mi trasferii a Roma, dove girai il mio primo film, Candy e il suo pazzo mondo».
Che non si può definire un capolavoro...
«Verissimo, ma avevo solo una particina in un cast con Marlon Brando, Walter Matthau e perfino Ringo Starr».
Però già al secondo si è rifatta, La caduta degli dei, con Luchino Visconti...
«Grande e meticoloso. Prima di prendermi mi ha fatto un provino di tre giorni. Fuori dal set stavo sempre con Helmut Berger: ridevamo tutto il tempo pur soffrendo di nostalgia... culinaria: lui, austriaco, faceva scorpacciate di würstel, io curavo la saudade con piattoni di feijoada, che non sono altro che fagioli con pezzi di maiale, e bicchieroni di caipirinha».
In tema di mattoni, a distanza di anni, vogliamo ammettere che Metti una sera a cena è una bella pizza...
«Forse non è stato capito. Era fuori dagli schemi, molto osé per l’epoca, con lo scambio delle coppie. Un’opera di rottura...».
Su questo non ci piove. Poi l’ha rifatto a teatro, sempre diretta da Patroni Griffi...
«Con il povero Peppino ho fatto anche Zio Vanja, ma il teatro non mi attira. Troppo faticoso e monotono, ogni sera a ripetere le stesse battute. Per un’acquariana come me la novità è vitale. Vorrei rinascere per poter vivere altre vite».
Un regista che ha ammirato e con cui non ha mai lavorato?
«Fellini. E dire che la prima volta che ho visto un suo film, Otto e mezzo, non ho capito niente».
Non è l’unica...
«Però rivedendolo l’ho adorato».
E allora perché non vi siete trovati sul set?
«Lui voleva donne carnose, io ero troppo magra. Anche se vado pazza per il cibo e il vino».
Non sembra così esile...
«Sono una falsa magra. Ho tutto compresso».
Compresso molto bene... Un’intera generazione era innamorata di lei dopo Anonimo veneziano. Che invidia per il suo partner Tony Musante...
«Un bravissimo attore e una persona piacevole, anche se molto riservata, come me. Stava sempre con la moglie, del resto sono una delle poche attrici che non ha mai portato via il marito a nessuna».
Alla fine del film ci volevano le idrovore per asciugare le lacrime delle spettatrici...
«Eppure Anonimo veneziano è piaciuto più agli uomini che alle donne, perché è un film su un dramma maschile: mentre il mio personaggio è simile a tante donne, il suo no, lui sta morendo».
Comunque le ha fatto vincere il suo secondo Donatello, dopo Metti una sera a cena. Terzo grande film in tre anni Indagine su cittadino al di sopra di ogni sospetto...
«Bellissimo, tanto che prese l’Oscar. Con uno straordinario Gian Maria Volontè. Che orso però. Fuori dal set intendo, dove ciascuno stava per conto suo. Ma credo che l’attore non debba essere il suo personaggio».
Poi una lenta discesa con film meno riusciti...
«Si vede che era destino, sono molto fatalista. Alcuni però li salvo, come Una breve vacanza di De Sica».
Il collega che ricorda con più affetto...
«Tony Musante, adorabile. E Omar Sharif».
E il meno simpatico?
«C’è, ma non lo dico. Ci sono professorini che intralciano il lavoro altrui. Temo che siano così noiosi anche a casa».
C’è un film che si è pentita di non aver fatto?
«Portiere di notte. La Cavani ha insistito tanto, poi ha preso Charlotte Rampling».
Dica la verità, la disturbavano le scene spinte, tipo le bretelle sul seno nudo?
«Molto. Non me la sono sentita».
Peccato. E quello di cui si è più pentita?
«Uno solo, l’ultimo, Cattive inclinazioni. L’idea era geniale, ma è finito per diventare un mezzo porno. Gli altri no, si possono fare anche scelte sbagliate».
La popolarità nel cinema è stata consacrata dalla Piovra televisiva...
«Sì, è stato un successo clamoroso, anche nei Paesi dell’est. La tv è più immediata».
Anche lì ha il ruolo di cattiva, la contessa Olga Camastra. Una persecuzione...
«Colpa del mio viso, i tratti molto marcati, sembro dura d’animo».
S riconosce nei suoi personaggi?
«Sì e no. Comunque non potrei fare la biondina tutta dolce».
Il più grande attore con cui ha recitato?
«Senza dubbio Sordi, che mi ha diretto in Il comune senso del pudore. Sapeva mettere in mostra quello che gli italiani nascondono».
Vede altri Sordi in giro?
«Neanche uno, né altri Gassman, né Tognazzi. Ci sono solo attori bravini e basta».
Chi è oggi il divo più sexy?
«George Clooney, l’unico che ha il fascino irresistibile di Cary Grant. Ma anche Johnny è magnifico».
Lei è stata una delle attrici più amate dagli italiani... Le sue rivali chi erano?
«La Cardinale, la Mangano e la Loren. Bellissime e irraggiungibili».
Non faccia la modesta. Di qualcuna è stata amica?
«Di Silvana. L’ho conosciuta quando girava Morte a Venezia, andavamo dalla stessa parrucchiera».
Le piace il cinema di oggi...
«No, c’è troppa violenza. E detesto i film americani girati al computer, non mi dicono nulla».
L’ultimo film che ha visto?
«Non mi viene in mente niente e sì che ne guardo tanti per l’Efa, l’equivalente europeo dell’Oscar. Ma io al cinema voglio sognare, come con Via col vento o Il dottor Zivago. Sono romantica».
La tv la guarda?
«Mi piace Amadeus, imparo tante cose».
Andrebbe sull’isola dei famosi?
«No, no e no. Sto leggendo Il giocatore di Dostoevskij, non posso neanche parlare di un programma simile».
Adesso fa la regista: quale sarà il suo secondo film?
«Ce l’ho in mente, ma non lo dico per scaramanzia».
Il suo hobby è la cucina...
«Certo.

Ho scritto anche un libro, Vi invito a tavola».
Magari una sera a cena. Senta, se il 9 luglio ci fosse una finale Italia-Brasile per chi tiferà?
«Per il Brasile. I miei piedi sono ancora lì, anche se l’albero è in Italia».

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