Il folk di Dublino, dal set al Conservatorio

Ricordate «Once»? È storia di un paio d'anni fa. Quella di un piccolo film, semplice e struggente, che ha a lungo tenuto banco anche nei cinema di Milano. A suo modo un caso. Un «cult movie» presentato al Sundance Festival (costato 100 mila dollari, ne ha guadagnati 14 milioni!) il cui successo è stato reso possibile dal passaparola, in barba al download selvaggio.
Breve incontro nelle strade di Dublino con musica e canzoni, tra desideri sotterranei, promesse scritte sull'acqua e sogni che restano tali, «Once» è incentrato sull'amore tra musicisti che si dipana acusticamente su binari indie-folk. A dirigerlo John Carney, che ha militato nei Frames, il gruppo della star maschile Glen Hansard, musicista di strada tormentato dal ricordo di un grande amore perduto; al suo fianco, in qualità di co-protagonista, Markéta Irglová, una cantante-pianista ceca trapiantata in Irlanda, nella finzione giovane madre di una bambina, sposata con un uomo, lontano, che non ama più. I due attori-musicisti, compagni nella vita e nell'arte, si sono pure tolti lo sfizio di vincere un premio Oscar nel 2008 con la riuscita ballata «Falling Slowly», che hanno composto e interpretato per la colonna sonora di «Once».
Da allora il duo, ribattezzatosi Sweel Season, come il titolo dell'album di esordio del 2006, ha iniziato una sorta di «neverending» tour, alla maniera di Bob Dylan, che fa tappa stasera (ore 21) al Conservatorio Giuseppe Verdi. Ad attenderli un tutto esaurito, forse inaspettato, a dimostrare come ancora oggi sia premiato chi fa musica con rispetto, devozione e tanta passione. A corroborare l'esiguo repertorio le nuove canzoni di «Strict Joy», il secondo disco che prende il titolo da un'opera del poeta irlandese James Stephens e che è infarcito delle stesse sonorità dolcissime che li hanno portati alla ribalta internazionale, pieno zeppo di solido folk-rock, a tratti «figlio» di Van Morrison e a tratti vicino ai Frames, la band di Hansard, i cui componenti, guarda caso, hanno partecipato alla registrazione.


A scaldare la platea ci penserà l'irlandese Josh Ritter, del quale non sono pochi ad aver amato sia il disco d'esordio che «Hello Starling» del 2003. Eccellente e misconosciuto, Ritter è uno di quelli in grado di scrivere grandi canzoni con soli due accordi, rinnovando la difficile arte del cantautore, in odore di folk-rock.

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