Nel firmamento milanese dell'arte contemporanea, un ruolo prezioso è quello svolto dalle fondazioni private. Non solo quelle blasonate come Fondazione Prada o Fondazione Trussardi che solitamente espongono progetti di artisti già affermati, ma anche quelle che fanno un lavoro di ricerca tra i nuovi talenti o scandagliando territori meno esplorati.
Una di queste è Fondazione Elpis - via Lamarmora 26, zona Porta Romana - fondata dall'imprenditrice e collezionista Marina Nissim (nella foto) con lo scopo di promuovere e sostenere giovani artisti con mostre, residenze, attività educative e progetti diffusi. Sulla scia del progetto di arte diffusa «Una Boccata d'Arte», alla sua quinta edizione in collaborazione con Galleria Continua, Fondazione Elpis presenta un progetto di ricerca sui nuovi talenti gravitanti nell'Asia Centrale, in particolare in quattro Paesi, Kirghizistan, Kazakistan, Tagikistan e Uzbekistan. L'esposizione, intitolata «You are here» a cura di Dilda Ramazan e Aida Sulova, accende i riflettori su 27 artisti che mettono a confronto i dogmi della propria identità culturale con le istanze globali delle nuove generazioni. La mostra, allestita lungo i tre piani della Fondazione, si presenta come un caleidoscopio di creazioni che si esprimono con pittura, scultura, video, fotografia, performance, opere tessili e installazioni site specific. Nella performance «River Dwellers» (2024), Ulan Djaparov insiste sul tema dell'inquinamento delle acque, rivelando la paura per una problematica ormai divenuta parte integrante del paesaggio naturale. Al contrario, Temur Shardemetov mette in evidenza l'armonia tra tutte le specie viventi esseri umani, animali e piante sfidando le aspettative generali sulla raffigurazione del paesaggio notoriamente desolato del suo luogo d'origine, il Karakalpakstan. Nell'installazione «Landmark by the Sun» (2019-2024), Rashid Nurekeyev prova a creare una mappatura della presenza dell'artista sulla Terra con un sistema matematico utilizzato per contrassegnare punti chiave di rilevamento sulla superficie del pianeta.
Molti artisti si confrontano col tessuto, medium tradizionale cardine dell'artigianato del Centrasia. Le artiste Gulnur Mukazhanova, Munara Abdukakharova, Zhanel Shakhan e Anna Ivanova ne reiventano la tecnica. Tra i temi pure quello del dramma migratorio.
Alexey Rumyantsev vede la comunità di migranti incastrata tra i mattoni del muro, con il tessuto Ikat che funge da elemento legante e da vettore del sudore e delle storie dei lavoratori. I sentimenti lasciati dopo la partenza di una persona cara sono poeticamente catturati nella performance «The Scent of Your Memory» (2024) di Jazgul Madazimova.
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