Fondi neri e un’amante scuotono il Giappone

Si dimette il ministro delle Riforme per 600mila dollari destinati al partito

A poco più di tre mesi dalla sua ascesa a primo ministro salutata da grande favore popolare, e mentre il Giappone è nella sua più lunga espansione economica dal 1970, Shinzo Abe inciampa su scandali e questioni interne clientelari che appannano le sue mosse positive in politica estera e nella nuova assertività internazionale. Mercoledì, il ministro per le Riforme amministrative, Genichiro Sata, 54 anni, formalmente guardiano dell'efficienza della spesa pubblica e della sua trasparenza, si è dovuto dimettere per brogli finanziari e carte false per oltre 600mila dollari di un suo gruppo di sostegno, relativamente ai fondi pubblici e privati per la politica. Abe lo ha sostituito ieri con Yoshimi Watanabe, 54 anni, figlio dell’ex ministro degli Esteri Michio Watanabe.
Sata è il secondo esponente, vicinissimo al premier, travolto nel giro di una settimana da uno scandalo. Prima era toccato a un accademico, Maasaky Honma, che nominato da Abe presidente della Commissione per le riforme tributarie, si era fatto assegnare nei quartieri alti un lussuoso appartamento governativo a basso canone per sistemarvi la sua giovane amante. Allo scoppio dello scandalo, denunciato da un giornale di destra, il premier aveva mostrato esitazione nel far dimettere l'accademico, ma poi non aveva avuto altra scelta.
In precedenza, nei giochi interni di corrente, Abe, quale capo del partito liberaldemocratico al potere da oltre mezzo secolo, aveva riammesso nel partito undici notabili di provincia espulsi l'anno scorso dal suo predecessore, Yunichiro Koizumi. Questi li aveva cacciati perché contrari, per ragioni clientelari, alla privatizzazione delle poste, e nelle aree da loro controllate aveva fatto eleggere alla Camera undici personalità esterne alla politica. L'elettorato aveva apprezzato il piglio di Koizumi ed è rimasto deluso per il fatto che Abe, da Koizumi stesso sponsorizzato nell'ascesa, abbia ceduto a vecchi giochi riammettendo gli undici.
La popolarità del premier e del suo governo, a settembre superiore al 70 per cento, era crollata nei giorni scorsi al 50 per cento. Quest'ultimo scandalo la fa diminuire ancor più. I giornali hanno denunciato che un gruppo di sostegno del ministro nel suo collegio di provincia, nel rapporto sull'uso di fondi pubblici e privati per la politica, ha inserito spese, con ricevute false, per oltre 600 milioni di dollari per uffici a Tokio, mai esistiti.
Tutto ciò appanna l'immagine e l'azione fin qui svolta da Abe, mentre la lunga espansione economica è comunque a ritmi del 2 per cento, non a doppia cifra come negli anni Sessanta: mesi fa, la Banca del Giappone ha portato a 0,25 per cento il tasso di interesse, da cinque anni bloccato sullo zero.


Fermo davanti alla Corea del Nord, pur nello stretto rapporto con gli Stati Uniti, Abe ha per prima cosa ricucito le relazioni con la Cina, deterioratesi con Koizumi; col sostegno anche dell'opposizione, ha elevato a ministero l'Agenzia di Difesa: un atto simbolico con l'obiettivo finale di cambiare la Costituzione imposta nel '47 dagli americani, che vincola il Giappone al pacifismo. Ciò spiega anche la riammissione degli undici, in vista delle elezioni per la Camera Alta a collegio uninominale, per avviare il complesso processo costituzionale.

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