Milano farà da culla per la nascita della più grande «Foresta invisibile» al mondo: un rivoluzionario progetto che sarà realizzato entro il 2030 per migliorare la qualità dell'aria. Un progetto enorme, ben 10 chilometri quadrati, in pratica grande come 1.430 campi di calcio, o tre Central Park di New York (3,4 km²) oppure ancora più dell'intero centro storico di Milano (9,7 km²) in grado di disgregare più di 2mila tonnellate di principali inquinanti come farebbero 4,3 milioni di alberi, grazie all'applicazione delle tecnologie fotocatalitiche aplicate agli edifici.
È questo uno dei temi più importanti che saranno affrontati oggi all'evento «Liberi di respirare insieme» promosso a Milano da REair, con il patrocinio di Green Building Council Italia e della Fondazione Politecnico di Milano che ha messo a confronto, attorno allo stesso tavolo, istituzioni, imprese, mondo accademico e comunità scientifica tutti alleati per migliorare la qualità dell'aria nelle metropoli italiane.
Alla base un dato, allarmante, recentemente emerso dall'European Environment Agency: sono ben 11 le città italiane nella lista delle 20 peggiori città europee per la qualità dell'aria. E tra queste c'è ovviamente Milano, ma in Lombardia anche Bergamo e Brescia. Agli «Stati Generali sulla qualità dell'aria» sono presenti stamattina quindi Guido Bertolaso, assessore al Welfare di Regione Lombardia, Claudia Maria Terzi, assessore alle Infrastrutture e Opere pubbliche di Regione Lombardia ed Elena Eva Maria Grandi, assessore all'Ambiente e al verde del Comune di Milano. Spetta a Walter Ricciardi, professore ordinario del Dipartimento di Scienze della vita e sanità pubblica presso l'Università Cattolica di Roma, tenere il discorso d'apertura, analizzando quelli che sono i rischi per la salute umana derivanti dagli impatti provocati dal cambiamento climatico e le possibili azioni e politiche da implementare a livello globale.
Oggi, dunque, si parla di aria pulita e di smog, ma senza passare dalle varie Area C o B milanesi, che come continuano a certificare i dati di Amat, non solo non tolgono lo smog, ma neppure le auto che invece di diminuire gli accessi in città, aumentano. Per mettere in pratica l'obiettivo (fissato anche dall'Agenda Onu 2030) ecco che qui oggi viene annunciato che diventa fondamentale sfruttare le skyline delle metropoli italiane sulle quali «far crescere» la più grande «foresta invisibile» diffusa mai realizzata al mondo, grazie alle innovazioni tecnologiche: le superfici outdoor di edifici come condomini, scuole e grattacieli catturano gli agenti inquinanti convertendoli in residui non nocivi, riducendo l'impatto ambientale e garantendo anche spazi indoor più salubri e a zero costi energetici. Una rinnovata visione urbanistica e architettonica nella quale facciate di palazzi, monumenti, abitazioni e spazi interni diventano parte attiva nel promuovere il benessere e la salute delle persone, trasformando le città in ecosistemi viventi e sostenibili. Ma non è tutto perché quest'area mangia smog, oltre agli ossidi di azoto, è in grado anche di decomporre proattivamente composti organici volatili (VOC), polveri PM organiche e altri agenti patogeni nocivi. La reazione consente di disgregare i principali inquinanti presenti nell'aria, trasformandoli in sottoprodotti innocui come sali, anidride carbonica e acqua. Un'operazione già fatta proprio in Monte Rosa 91, sede dell'evento, sulle cui facciate esterne sono state applicate i prodotti fotocatalitici. Insomma una rivoluzione salutare.
«La nostra tecnologia all'avanguardia si basa su una visione delle metropoli come «foreste invisibili», un concetto che proietta le città verso un futuro più sostenibile e umano afferma Raffaella Moro, CEO di REair Questa tecnologia propone una visione urbanistica e architettonica innovativa in cui le facciate degli edifici non saranno più solo elementi passivi, ma si trasformeranno in strumenti attivi per promuovere il benessere e la salute, contribuendo a trasformare le città in ecosistemi viventi».
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