Formigoni: "Grazie ai tagli di Roma non abbiamo più un soldo disponibile"

Formigoni agli assessori: "Coprite solo le spese obbligatorie". Con la manovra quasi azzerati i trasferimenti a Casa e Famiglia

Formigoni: "Grazie ai tagli di Roma 
non abbiamo più un soldo disponibile"

"Con questi tagli non potremo fare più nulla, se non affrontare le spese obbligatorie, quelle per cui siamo già impegnati" sintetizza Roberto Formigoni. Tradotto: non c’è più un soldo. I numeri sono pesanti. Settecento milioni di riduzione dei trasferimenti statali alla Regione, cioè in percentuale oltre il 93 per cento. E un patto di stabilità che lega le mani e impedisce qualsiasi nuovo investimento. Nel 2010 la manovra aveva imposto alla Regione Lombardia un tetto di spesa pari a 4 miliardi e 500 milioni. Nel 2011 la riduzione è drastica: si scende a 3 miliardi e 831 milioni, con un taglio percentuale medio del 15,42 per cento. Inoltre sono stati bloccati i fondi europei Fas, per un ammontare di 200 milioni.
Il presidente della Regione allarga l’allarme finanziaria a Comuni e provincie, convocati con i sindacati per discutere tutti insieme il da farsi, "perché se il governo non ci trasferisce fondi, a nostra volta non possiamo garantire i trasferimenti agli enti locali". Tre le richieste al governo: "reperire più risorse", "offrire meccanismi di premialità per le Regioni virtuose come la Lombardia" e "sbloccare i fondi europei Fas". Il governo presenterà la Finanziaria entro il 15 ottobre ed è in quest’ambito che Formigoni si attende qualche schiarita.
La Casa è l’assessorato più penalizzato, per cui si prevede un taglio del 98 per cento. Nessun fondo per il sostegno affitti né per l’incentivazione delle giovani coppie. "Ci si chiede che senso avrebbe mantenere l’assessorato..." si sfoga Formigoni. L’Industria può attendersi una riduzione della spesa del 53 per cento: nel 2010 gli incentivi alle imprese ammontavano a circa 250 milioni, per il futuro se ne prevedono solo cento. Abbattimento drastico anche per le spese dell’assessorato alla Famiglia e alla Solidarietà: meno 80 per cento. L’Ambiente sarà anch’esso molto penalizzato: meno 61 per cento. Protezione civile e Sicurezza potranno spendere il 55 per cento in meno. Istruzione, Formazione e Lavoro meno 40 per cento. Si salvano dalla mannaia Trasporti e Agricoltura, perché la gran parte delle spese risultano da contratti e vincoli e sono quindi obbligatorie.
Durante la giunta convocata ieri mattina al Pirellone per una prima ricognizione dell’impatto della manovra sui settori, non è volata una mosca. Assessori attentissimi e silenziosi di fronte alla relazione di Formigoni, che illustrava la scelta di garantire le spese obbligatorie e assicurare i pagamenti alle imprese: "Ci impegniamo a onorare i contratti stipulati, altrimenti faremmo pagare la crisi alle imprese".
Già prima dell’estate gli scontri tra Formigoni e il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, erano stati pesanti. Adesso il governatore e il suo assessore al Bilancio, Romano Colozzi, si ritrovano davanti alla situazione, senza alcuna decisione da parte del governo di rivedere i sacrifici chiesti alle Regioni. È arrivato il momento di tirare le conclusioni e decidere da dove cominciare a tagliare.
"Se non cambia la situazione, la Regione non è in grado di affrontare spese non obbligatorie, cioè le cosiddette spese politiche, quali nuovi investimenti e nuove voci di spesa" spiegano Formigoni e Colozzi. "Con il patto di stabilità viene esaurito il tesoretto. Dovremo dire basta a tutto" chiarisce il governatore. Il fatto è che la cifra del patto di stabilità (3.

831 milioni) corrisponde quasi esattamente alle spese obbligatorie per il 2010, intendendo per obbligatorie quelle che derivano da impegni già presi attraverso contratti e vincoli giuridicamente validi. Spese non comprimibili, a differenza delle altre che sono facoltative, anche se di fondamentale importanza come il piano casa e gli incentivi alle imprese.

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