N ellopera fotografica di Mario Carafòli, scrittore e giornalista marchigiano nato a Corinaldo nel 1902, la città nativa è una sorta di punto cardinale, un centro esistenziale, estetico, luogo di memoria e di ritorno. Collaboratore fin dalla giovane età della Stampa, poi inviato della Gazzetta del Popolo e vicedirettore de LIllustrazione del Popolo, Carafòli pubblicò la prima raccolta di racconti nel 1933. In un libro scritto molti anni dopo, lo scrittore e fotografo dimostra pazientemente (e con un pizzico di garbata ironia) che lassunto scelto come titolo Ricerca del Paese più bello del mondo non è soltanto una boutade, fin dal nome «affettuoso ed augurale scindibile, nella sua forma originaria in tre parolette latine: Cor-in-altum, parole che lietamente suonano invito ad elevare il cuore...».
La bella mostra fotografica allestita nella Sala del Costume della stupenda cittadina marchigiana medioevale (fino al 1° novembre) a ventanni dalla morte dellautore, racconta proprio loscillazione di questo legame privilegiato, da Corinaldo al mondo, e da questo a Corinaldo. Grandi immagini a colori di luoghi dItalia fotografati negli anni Sessanta, da Treviso a Roma a Milano, con monumenti, persone, silenzi, ironie, sono accostate a fotografie in bianco e nero della città natale. Il rintocco della memoria è continuo, sommesso e persistente. Corinaldo appare nella sua aristocratica solitudine di borgo cintato, nel continuo occhieggiare di salite, scorci, angoli stretti, che si svelano lentamente. Larchitettura marchigiana nasce dallincontro tra lufficialità dei modelli romani e il loro tradursi nel linguaggio dei mattoni, adatto alle feritoie gotiche come alle grandi arcate rinascimentali.
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