La Franzoni e Vanna Marchi, amiche nella stessa cella

La prima, condannata per omicidio, è la responsabile della biblioteca. La seconda, accusata di truffa, gestisce la cucina: "Lavorare ci aiuta a non sentirci inutili". Le detenute: "Fanno tutto insieme, sono inseparabili"

La Franzoni e Vanna Marchi, amiche nella stessa cella

Annamaria Franzoni e Vanna Marchi «amiche inse­partabili » nella stessa cella. Dinanzi a questa notizia qual­cuno potrebbe essere tentato di buttarla sul «colore», maga­ri facendo dell’umorismo sul sorprendente feeling creatosi tra una donna condannata per aver ucciso il figlio e una donna condanna per aver im­brogliato decine di persone. Ma sarebbe un errore. Perché sia la Franzoni sia la Marchi ­al di là della gravità delle loro colpe - stanno comunque vi­vendo un dramma che meri­ta rispetto umano, non facili ironie. Stare in cella (con la prospettiva, tra l’altro, di ri­manerci a lungo) non è una re­altà facile e se Annamaria e Vanna, dietro le sbarre, han­no trovato un modo per sentir­si meno inutili e liberarsi un po’ dal peso della detenzio­ne, buon per loro. Non c’è da sorridere né da fare gli spirito­si. I dettagli dell’«amicizia» della coppia Franzoni-Mar­chi sono stati illustrati ieri sul Resto del Carlino che ha dato conto, con dovizia di partico­lari, della giornata-tipo vissu­ta da Annamaria e Vanna, rin­chiuse entramenbe nel carce­re della Dozza a Bologna. «Pranzano insieme, guarda­no la tv, chiacchierano e rior­dinano la cella» viene spiega­to nell’articolo. «Un’intesa da vecchie amiche, anche se si conoscono da meno di due anni». E poi: «Annamaria Franzoni e Vanna Marchi so­no diventate praticamente in­separabili, occupando la stes­sa stanza di 5 metri per 3, con i letti, il tavolo, un fornellino, gli armadi e il bagno». Da qualche mese, la Franzo­ni guida la biblioteca, mentre la Marchi cura l’attività della mensa. «Puntuale e scrupolosa - si legge sul Resto del Carlino- , la mamma del piccolo Samuele esce dalla cella la mattina alle 9, prende posto tra i volumi, registra quelli in uscita, anno­ta quelli in rientro e legge di tutto». Non manca neppure la testimonianza di una ex de­tenuta: «A volte Annamaria tiene gli occhi sulle pagine per ore». «Anche il rapporto con le al­tre recluse è migliorato - vie­ne spiegato nell’articolo - . Nel mese di maggio di due an­ni fa, quando entrò in prigio­ne per scontare il primo gior­no della condanna a 16 anni, molte delle sessanta detenu­te del femminile diedero il via a un rumoroso concerto not­turno di urla e colpi alle sbar­re. Protestavano contro i pre­sunti vantaggi riservati al per­sonaggio che da tempo tene­va banco sui giornali e in tv: una confortevole cella singo­la, la possibilità di incontrare i familiari più volte alla setti­mana e altre piccole attenzio­ni ». Stessa sorte anche per «no­stra signora dello scioglipan­cia », come veniva chiamata Vanna Marchi ai tempi dei suoi urlati expolit televisivi. Oggi la Marchi ha imparato a parlare decisamente più sot­tovoce, però c’è chi giura che, appena finirà di scontare la pena,l’ugola potrebbe tornar­le a vibrare più di prima. L’epoca d’oro delle alghe e delle creme sembra ormai lontana anni luce, anche se poi a metterla nei guai (insie­me con la figlia Stefania Nobi­le) non furono le bufale co­smetiche ma le truffe cabali­stiche in combutta col mago Do Nascimento. Intanto Vanna si è conqui­stata la considerazione delle sue colleghe detenute che l’hanno eletta, all’unanimità, loro portavoce.

E, tra una ri­vendicazione e l’altra, Vanna è tornata anche a occuparsi di profumi: non più quelli «ritro­va- virilità» coi quali promette­va di restituire l’antico vigore agli uomini sessualmente in fase calante, ma quelli- altret­tanto ruspanti - provenienti dalla cucina del carcere. Lei, la Marchi, spiattella che è pia­cere e pare sia diventata una cuoca provetta.

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