Frattini media tra Berna e Tripoli Ma la Svizzera per ora non cede

DECISIVO Oggi a Madrid l’incontro tra i ministri degli Esteri dei due Paesi: si cerca una soluzione «europea»

Il ministro degli Esteri, Franco Frattini ha chiesto a Libia e Svizzera di fare «un passo congiunto» per risolvere la crisi dei visti. Nel corso di una riunione a Villa Madama con il collega di Tripoli, Mousa Kousa, e con quello maltese, Tonio Borg, il titolare della Farnesina ha esortato la Libia a ripristinare «il flusso ordinario di cittadini europei» dai Paesi dell’area Schengen e nel contempo ha invitato la Svizzera a togliere le 188 personalità libiche dalla lista nera di Schengen, disinnescando così la crisi.
Frattini ha anche lanciato un monito (chiaramente rivolto alla Svizzera, già apertamente criticata nella giornata di ieri dal ministro) a non usare il trattato di Schengen «come strumento per risolvere le questioni bilaterali» e, insieme al collega maltese, ha invitato le autorità di Berna a venire incontro alla richieste libiche per chiudere il contenzioso bilaterale. Stamattina i ministri degli Esteri svizzero e libico saranno a Madrid, dove - come ha detto ieri Frattini in un’intervista a Radio Padania - «incontreranno entrambi» il ministro spagnolo (e presidente di turno dell’Ue) Miguel Angel Moratinos. A quel punto, ha auspicato Frattini, si dovrebbe giungere «immediatamente alla soluzione del caso» diplomatico tra Berna e Tripoli.
La Libia dovrebbe garantire il rimpatrio dei due cittadini elvetici condannati a dicembre per evasione fiscale e immigrazione illegale e attualmente confinati nell’ambasciata a Tripoli. Da parte svizzera verrebbe revocata la «lista nera» per Schengen, ma la Libia, ha riferito Frattini, insiste anche per la contestuale «apertura di un’inchiesta per chiarire come sia successo che le foto del figlio di Gheddafi, Hannibal, in stato di arresto siano finite sulla stampa».
Il titolare della Farnesina ha fatto da facilitatore per un’intesa telefonando alla collega svizzera Micheline Calmy-Rey che si è detta «pronta a chiudere l’accordo definitivo» se saranno rimpatriati i due connazionali. Ieri sera però il governo elvetico ha chiarito di non voler fare marcia indietro nei confronti della Libia e di voler mantenere la sua politica restrittiva in materia di visti Schengen, pur mantenendosi in costante contatto con gli organi competenti dell’Unione Europea. Questo mentre l’Italia faceva «appello alla Libia affinchè mostri la necessaria flessibilità nei confronti dei Paesi dell’area Schengen che non c’entrano con la disputa bilaterale ma ne hanno pagato il prezzo».
Solo minacciato, finora, il blocco degli ingressi degli italiani in Libia applicato, secondo fonti diplomatiche, «con flessibilità»: tutti gli italiani in arrivo all’aeroporto di Tripoli sono stati ammessi nel Paese nordafricano. Frattini ha assicurato «che la reazione libica non ha comportato il blocco totale ed esclusivo di persone provenienti dall’area Schengen».


La crisi dei visti sarà affrontata dall’Unione europea nel corso della riunione dei ministri degli Esteri di lunedì, perché sia la presidenza di turno spagnola che la rappresentante della politica estera dell’Ue Catherine Ashton condividono la necessità che il tema sia affrontato «in ambito politico». REs

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