App, fortissimamente app. Se oggi il telefonino è come un universo a portata di mano, per ogni dito di un palmo c'è un mondo sempre più nuovo da digitare, scaricare e scrollare. Oggi la festa è mobile, anzi è un'applicazione mobile. Icone coloratissime, invitanti, nuovi arrivi giornalieri come fossimo di fronte ad una vetrina, e invece siamo li, ad uno store virtuale, al mercato di desideri che nemmeno sapevamo di avere. Native e solo per cellulari, ibride e anche via web, gratuite o a pagamento, quanto sarebbe vuoto oggi il nostro smartphone senza di loro. E quanto sarebbe vacua la nostra ricerca nelle ardite praterie dei software. Si calcola che siano 7 milioni le app presenti sul mercato e che nonostante, o meglio, grazie al Covid, nel prossimo biennio, le applicazioni con capocordata i colossi iOS e Android - arriveranno a costituire il terzo mercato mondiale con un indotto stimato di 6 miliardi di lire.
TANTE TESTE, TANTE APP
Oggi siamo in 6 miliardi ad usare le app, ma (quasi) in principio fu un puzzle di caramelle, un divertissement a portata di dito che ci ha fatto impazzire negli ultimi sette anni. Candy crush saga per molti è stato il battesimo digitale del re dei passatempi; poi Shazam ci ha fatto diventare musicologi, permettendoci di riconoscere non solo brani e musiche, ma anche incisioni e interpreti. Intanto non ci siamo più né persi né bagnati grazie a mappe e meteo. Da allora abbiamo capito che c'è un'app per tutto: per studiare e lavorare, per perdere tempo, ma anche per guadagnarlo, organizzando ogni ora della giornata, shopping, pagamenti e prenotazioni comprese. Ci puoi fare soldi, ma anche bruciarli, puoi riconoscere un fiore guai a girare in un parco senza My Garden Answers o Leafsnap! - o una costellazione con Star Walk, ascoltare musica gratis o sbirciare un luogo. Puoi fare sport, ma anche farti spronare a farlo come la nuovissima Best U che ti incoraggia e ti motiva a raggiungere nuovi obiettivi. Un'app: di tutto un po'. Un poco mamma, un po' segretaria, un po' palestra, un po' amico primo della classe che tutto sa, ma anche confessore e psicologo nel cassetto, pardon da taschino.
Il lockdown ci ha resi più digitali e distanziati: in questo 2020 da virus e da Odissea nello spazio del web, ognuno di noi ha aumentato, di almeno un paio d'ore, la sua percentuale di vita in linea. Per diletto, lavoro agile o per molto meno agevole didattica a distanza, app e piattaforme sono diventate le periferiche e i terminali della nostra mente. Secondo le ultime ricerche ognuno di noi possiede, spesso senza saperlo, di default sullo schermo del cellulare, un'ottantina di app, ma ne usa meno della metà. Non parliamo solo dell'ineffabile triade dei social Facebook, Twitter e Instagram -, o dei colossi di messaggistica istantanea Whatsapp o Telegram. Come potremmo d'ora in poi vivere senza una riunione celebrata non di persona, ma via Zoom, ora in pigiama ora in completo di grisaglia? Un colloquio via Viber? Ha tutta un'altra vibrazione, che è soprattutto gratis, con buona pace delle vecchie collect call, le chiamate a carico dall'estero che tanto facevano piacere a mamma. Immaginarsi le fattezze di amici lontani, distorte da Face App è più divertente di ogni ritocco che spunti sul viso dell'amica che nega ogni lifting.
Sembra tutto molto democratico, molto «pop», eppure la costellazione delle app è un'economia dove gli sviluppatori guadagnano ancora pochissimo e la ricchezza è accumulata in poche mani o colossi che si rinforzano a forza di reciproche acquisizioni, come fece nel 2012 mister Fb Mark Zuckerberg, acquistando Instagram per un miliardo di dollari. Oggi il business marcia a suon di multe e dispetti che potrebbero, come nel caso di TikTok, scatenare una seconda guerra fredda al ritmo di byte.
UN'ESTATE FA
Se il mondo virtuale è sempre in evoluzione, anche quello reale ha subito un cambiamento epocale con il Covid: le app si sono subito adeguate, pensando anche a proteggerci. Fra le applicazioni più attese dell'estate, ma anche temute, doveva esserci Immuni, progettata da Bending Spoons, per realizzare un grande piano di contact tracing, grazie alla tecnologia bluetooth: in realtà ad oggi la stima è che solo 5 milioni di italiani l'abbiano scaricata e tenuta attiva, un traguardo ben lontano da quel 60% di popolazione necessario a rendere efficace il sistema di tracciamento della diffusione del virus. Eppure il dado è tratto e il know how acquisito: per questo, in proporzione, sono incoraggianti i dati di altre app, ben più frivole, che però funzionano con gli stessi sistemi di geolocalizzazione. Così forse gli italiani hanno preferito restare positivi di questi tempi meglio dire fiduciosi - sulla possibilità di non contagiarsi in spiaggia al punto di preoccuparsi sì del distanziamento sociale ma per trovare un lettino in prima fila proprio grazie al cellulare. Fra start up e debutti sono state scaricatissime e apprezzate applicazioni come Click to beach e SpiaggiaTi. La prima permetteva di sostituirsi al bagnino e di scegliere l'ombrellone fin da casa; la seconda era dedicata alle spiagge libere e segnalava quelle meno affollate. Ora che l'estate sta finendo, basta spostare l'obiettivo su negozi e luoghi al chiuso ed ecco Entrofacile per non fare mai più code ai negozi.
In tanti, in epoca di virus, non avrebbero più scommesso sulle app legate alla sharing economy e invece, da un'indagine di Bla Bla Car, il servizio per viaggiare condividendo l'auto, è risultato che se il ritorno alla normalità è in calendario solo dall'inizio del 2021 già il 72% degli utenti si sarebbe rimesso in viaggio in questi mesi, pur con le nuove misure di sicurezza che prevedono un unico passeggero che si accomodi sul sedile posteriore.
HOME SWEET HOME
Il vero boom delle app, in questo scorcio 2020 post lockdown, continua ad essere quello degli acquisti on line dalla spesa nei supermercati all'e-commerce più raffinato - e della ricerca di servizi e consigli soprattutto legati alla casa. «Ogni riccio un capriccio» o un'app? Così dicevano le nonne e proprio a loro si ispirano gli amatissimi Nonna Mobile, Fly Lady o Brightnest. Il primo è un contenitore di consigli, dalla cucina alla salute, dalla cura della casa alla gestione dei bimbi. Il secondo, molto british, è un portale di aiuti e dritte per la pulizia della casa che continua il suo trend positivo dopo i picchi nei mesi del confinamento.
Il terzo, invece, aiuta a tenere «brillante il nido», fra consigli di arredo e idee per realizzare fai da te micidiali pozioni pulenti. Non siamo mai stati così tanto in casa e non sappiamo per quanto ci staremo. E allora, gestire una doppia vita fra abitazione e lavoro richiede abilità manageriali anche fra le mura domestiche: Cozi family organizer è la risposta. Inquadra il tempo rendendo ogni working davvero smart ed è la risposta della casalinga di Voghera al più gettonato e manageriale Things, che, per diversi anni, è stata pluripremiata come miglior app per condividere impegni e progetti.
Quanto al lavoro, tutti ci siamo trovati fra le nuvole: non solo quelle dell'incertezza da home working, ma fra i cloud dell'etere che ci permettono di archiviare, condividere e consultare i nostri documenti sempre e ovunque. Alzi la mano chi non ha (finalmente) iniziato a dar del tu a Drop box e Google drive. Detto questo, c'è lavoro e lavoro: progettazione, logistica e design sono i settori dove la fantasia ha portato al potere le app. Tutto merito della realtà aumentata e di prodigi, fra gli altri, come I Staging che permettere di collocare oggetti in uno spazio e di muoverli a piacimento, oppure Augment che è in grado di simulare l'impatto dei prodotti disposti sugli scaffali di negozi e supermercati. A facilitarci la vita da ufficio, arrivano sistemi come Remarkable o Layar: il primo converte la scrittura a mano in un bel documento a video che sarà solo da correggere e impaginare.
Un'inquadratura e cade anche l'ultima frontiera fra reale e digitale: Layar permette di fare acquisti sfogliando un giornale o una rivista. C'è qualcosa che ti piace? Non solo la app ne acquisisce il contenuto, ma procede anche all'acquisto. Ormai la vita è davvero questione di clic.
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