Se c'è un'artista sottovalutata in vita e trascurata dopo la morte è Gabriella Ferri, artista vera, icona di Roma che ha portato la romanità in giro per il mondo. A recuperare la memoria di quest'anima ribelle, morta nel 2004 a poco più di sessant'anni, è ora il documentario Gabriella che va in onda oggi in prima serata su Raitre. Coprodotto da Red Film con Rai Documentari e Cinecittà, ha la regia di Alessandro Galluzzi, e Giovanni Filippetto come autore. Ormai la frenesia dello streaming porta a dimenticare gli artisti che sono arrivati al Duemila senza traghettarsi nell'era digitale. Gabriella Ferri è una di loro.
Romana del Testaccio, classe 1942, sogna di fare l'indossatrice, poi diventa l'anima del duo Luisa e Gabriella che si esibisce con il repertorio della canzone romanesca prima di trasferirsi a Milano, ospiti di Camilla Cederna. Diventa solista nel 1966 con il primo disco omonimo che la porta anche in tournée in Canada. Insomma, alla fine degli anni Sessanta, ormai tornata a Roma, Gabriella Ferri diventa un'icona musicale e, soprattutto, il simbolo di una integrità artistica che la accompagnerà fino alla fine. Ha una voce ambrata, sofferta, capace di estendersi, talvolta dolorosamente, a tutte le sfumature della malinconia. Diventa la voce ufficiale del Bagaglino, cosa che a quell'epoca era una consacrazione. E infatti partecipa al Festival di Sanremo nel 1969 (unica volta in carriera) dove duetta addirittura con un giovanissimo Stevie Wonder. Negli anni Settanta diventa la stella di due varietà, il primo con un titolo immortale, Dove sta Zazà?, e il secondo chiamato Mazzabubù. Controversa e tormentata, si trasferisce negli Stati Uniti, sparisce, poi ritorna, partecipa al Premio Tenco del 1996 e alla Buona Domenica dell'amico Maurizio Costanzo, che avrebbe voluto dedicarle una puntata speciale del Maurizio Costanzo Show.
Ma due giorni prima Gabriella muore cadendo dalla finestra di casa (assumeva psicofarmaci, ma fu smentito il suicidio). Una vita difficile, un talento cristallino. Che adesso (finalmente) il documentario di Raitre illumina di nuovo.
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