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Garibaldi, lo storico che cambiò la storia

Addio al giornalista che annientò i luoghi comuni su fascismo e Piazza Fontana

Garibaldi, lo storico che cambiò la storia
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Sempre sorridente, sempre controcorrente, Luciano Garibaldi, giornalista e storico, è morto venerdì scorso nella sua casa di Milano all'età di 88 anni. Nato a Roma, cresciuto a Genova e presto adottato dalla città meneghina, Garibaldi è stato un instancabile ricercatore, che passava con disinvoltura dagli archivi dello studioso ai marciapiedi del cronista, attività che ha perseguito con intelligenza e coraggio per tutta la vita e che hanno portato alla pubblicazione di un numero imprecisato di articoli e a una quarantina di libri dedicati alle vicende del Novecento. Giornalista professionista dal 1957, quando, come ricordava con nostalgia, «col primo stipendio potevo comprarmi una utilitaria», ha lavorato al settimanale Tempo per dieci anni, fino al 1968, scrivendo nello stesso periodo la prima ricostruzione storica dell'attentato a Hitler del 20 luglio 1944, realizzata intervistando i superstiti di quell'evento. La sua indagine uscì a puntate su diversi quotidiani nazionali, e, molti anni dopo, diventò un libro di successo, Operazione Walchiria. Hitler deve morire (Edizioni Ares).

L'invasione sovietica della Cecoslovacchia lo vede primo giornalista italiano a recarsi sul posto, a denunciare la prepotenza dell'Urss e i primi scricchiolii della cosiddetta «cortina di ferro». Curioso, coraggioso e instancabile, nel 1969 diventa inviato speciale del settimanale Gente, e nel 1974 è tra i primi assunti al Giornale. Continua la sua intensa carriera giornalistica a La Notte, collaborando anche a testate come Avvenire, Quattroruote, Storia illustrata e L'Indipendente, per finire la sua carriera come firma di autorevoli periodici quali Storia in Rete e Studi cattolici.

La ricerca storica è una vera e propria passione, dovuta forse al fatto che, di sentimenti monarchici sin dalla prima gioventù, non si è mai rassegnato alla vulgata antifascista e resistenziale che voleva liquidare gli anni tra le due guerre come una parentesi della storia. Ecco allora che porta alla luce, e pubblica per Mursia, i diari di Carlo Alberto Biggini, ministro succeduto a Bottai. Allo stesso periodo storico si rifà la pubblicazione del memoriale di Piera Gatteschi Fondelli, generale delle ausiliarie della Rsi, recentemente ripubblicato da Passaggio al bosco. Il suo libro più importante, però, resta La pista inglese, edito ancora da Ares, dove ipotizza che a uccidere Mussolini non furono i partigiani italiani ma gli agenti segreti inglesi, che volevano impedire la divulgazione dei contatti intercorsi tra il Duce e Churchill, diretti a cessare la guerra contro gli Alleati in Europa per combattere l'Armata Rossa a est.

L'istinto del giornalista «vecchia scuola» lo porta a indagare anche su molti misteri della storia contemporanea, realizzando dei veri e propri scoop, come quello sull'omicidio del Commissario Calabresi; il suo lavoro rompe una volta per tutte il gelido silenzio che circondava il clima di omertà e menzogne attorno alle cause e ai protagonisti della cosiddetta «strategia della tensione» inaugurata il 12 dicembre 1969 dall'orribile strage di Piazza Fontana, che costò poi la vita all'innocente commissario, ingiustamente accusato della morte dell'anarchico Giuseppe Pinelli. È infatti a Luciano Garibaldi che si rivolge il pentito Leonardo Marino, già militante di Lotta Continua, per consegnargli il memoriale in cui confessa la partecipazione all'omicidio del commissario Calabresi assieme a Ovidio Bompressi su incarico dei capi del movimento extraparlamentare Adriano Sofri e Giorgio Pietrostefani. La sua confessione divenne un libro sconvolgente: Così uccidemmo il commissario Calabresi (Ares) a cui seguì, anni dopo, la biografia di Luigi Calabresi, Gli anni spezzati, sempre per le Edizioni Ares.

Tra gli altri numerosi libri ricordiamo inoltre una biografia di Fidel Castro, White Star - o la croce o la svastica (Lindau) e il bel volume illustrato Un secolo di guerre (White Star)

Scrittore coraggioso, giornalista curioso, uomo generoso, Luciano Garibaldi resta nel cuore di tutti coloro che l'anno conosciuto come una persona generosa e sempre disponibile.

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