Nessuno mi può valutare. I sindacati di base della scuola incalzano i docenti invitandoli al boicottaggio di massa dei test messi a punto dall'Istituto nazionale di Valutazione (Invalsi)e voluti dal ministero che si svolgeranno a partire dal 10 maggio.
Ed è braccio di ferro col ministro, Mariastella Gelmini, che in una circolare emanata in tutte le scuole prima di Pasqua avverte: i test vanno fatti, la scuola non può tirarsi indietro. Scrive il ministero nella circolare: «apparirebbero quanto meno improprie le delibere collegiali che avessero ad oggetto la mancata adesione delle istituzioni scolastiche alle rilevazioni nazionali degli apprendimenti» proprio perchè «in contrasto con la doverosità delle rilevazioni».
«Per fortuna sono pochi gli insegnanti che ritengono il test fuori dai propri obblighi. La maggior parte lo ha accettato.-sostiene la Gelmini- Si tratta di una valutazione seria per favorire il miglioramento della qualità dell'istruzione».
Cobas ed Unicobas però replicano che non esiste l'obbligo di svolgere i test e che nessun dirigente scolastico può imporre ai professori quello che di fatto è un lavoro in più e per il quale non è previsto alcun compenso. Certo è che il mondo della scuola da sempre ha alzato un muro di fronte all'ipotesi di essere valutato, qualsiasi fosse il metodo che veniva proposto. Naufragato e al momento accantonato qualsiasi tentativo di valutare direttamente il lavoro e le competenze dei docenti, legando poi gli eventuali aumenti di stipendio al merito e non più all'anzianità. Il primo a provarci fu l'ex ministro della Pubblica Istruzione, Luigi Berlinguer, che su questo punto perse la poltrona. Anche la Gelmini ha messo in piedi un sistema di valutazione diretto agli insegnanti in via ancora sperimentale. Ma dato che l'adesione degli istituti e dei singoli docenti era volontaria il progetto si è arenato ancora prima di partire perchè sono stati troppo pochi quelli che hanno accettato di partecipare.
All'Invalsi invece spetta il compito di valutare la preparazione degli studenti. Sorto oramai più di dieci anni fa dalle ceneri del Cede, il Centro Europeo per l'educazione, l'Invalsi ha il compito di elaborare griglie di test che vengono poi somministrate alle scuole per valutare appunto il grado di preparazione degli alunni nelle varie materie. Da sempre la scuola italiana nel suo complesso ha maldigerito l'idea della valutazione, anche se in tutti i paesi avanzati esistono sistemi per verificare sia la preparazione degli alunni sia la competenza e la capacità dei docenti.
L'idea che sia necessario essere valutati è stata faticosamente accettata da presidi e professori ma soltanto in linea di principio perchè esiste ancora una forte resistenza. Quest'anno le prove Invalsi, che si tengono a campione, verranno somministrate in seconda e quinta elementare, in prima media e nel secondo anno delle superiori. Già dallo scorso anno poi in terza media accanto alle consuete prove scritte viene affiancato un test Invalsi che entra poi a far parte della media per il voto finale.
Cobas e Unicobas però hanno dichiarato guerra all'Invalsi. L'Unicobas è arrivato a proclamare due giorni di sciopero proprio quando vanno sostenute le prove, il 12 e 13 maggio. I Cobas invece hanno distribuito un vademecum per il boicottaggio in cui si fa presente che i test sono obbligatori ma soltanto per la terza media. Oltretutto, dicono i sindacati, non essendo prevista alcuna retribuzione aggiuntiva neppure il sì del Collegio docenti dell'istituto basterebbe per imporre al professore di somministrare i test ai suoi alunni.
Quella del boicottaggio comunque sembra rappresentare più un'azione di disturbo e non dovrebbe riuscire a ostacolare in modo significativo la sessione di prove programmata già da tempo, come segnala pure la rivista specializzata Tuttoscuola.
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