Acquasola, metafora della Genova perdente

Acquasola, metafora della Genova perdente

(...) nemmeno l'ombra.
Eppure, la difesa di quell'area impresentabile è stata a lungo il cavallo di battaglia di tanti comitati genovesi, di destra e sinistra. E, soprattutto, quella battaglia la stanno vincendo. Che, poi, la stia vincendo anche l'Acquasola è tutta un'altra storia, ma i comitati non stanno a guardare il capello. Loro esultano per il «no».
Perchè ce l'hanno tanto con la possibilità di lavori all'Acquasola? Anni fa - e vi risparmiamo tutte le puntate della giustizia amministrativa e ultimamente anche penale, con ricorsi e controricorsi continui, che richiederebbero un apposito inserto speciale dedicato solo a quella parte della storia - il Comune di Genova diede il via alla costruzione di un parcheggio interrato sotto la spianata del parco. Fu una scelta contrastata, anche con risvolti non particolarmente edificanti, forse giusta, forse sbagliata. Ma fu una scelta e, fino all'amministrazione di Beppe Pericu, andò avanti.
Poi, però, arrivò Marta, a cui quella scelta non piaceva. E la sindaco, con il suo carattere sempre irruento, iniziò a cavalcare la battaglia del no, poi confermata anche da alcune decisioni della magistratura sulla tutela degli alberi, su cui non ho alcun elemento per giudicare. A me, qui, interessano le colpe della politica. Perchè, a partire da quella scelta di Marta, e dal giochino «revoco-non revoco», iniziò anche la possibilità da parte della Sistema Parcheggi, concessionaria della nuova struttura all'Acquasola di fare un'azione di responsabilità contro il Comune. In piccolo, quello che fece il Cociv, il concessionario dei lavori per il Terzo Valico, quando il governo Prodi decise che il Terzo Valico non andava più fatto.
Comunque la si pensi sull'Acquasola, Sistema Parcheggi aveva tutte le ragioni del mondo. Società seria e, soprattutto, partecipata da alcune aziende genovesi, quindi capace di far ricadere i benefici dei lavori, l'occupazione e l'indotto sul territorio. Società di cui fanno parte, fra gli altri, alcune delle aziende edili che fanno sentire Genova ancora grande, a partire dalla Carena guidata molto bene da Francesco Perri, un giovane manager capace di aggiudicarsi appalti in Italia e nel mondo, partendo dalla sua sede di via Porta degli Archi.
Ma, anche al di là delle questioni campanilistiche e dell'orgoglio cittadino, la Sistema Parcheggi aveva ragione nel chiedere certezza del diritto: se si vince un appalto, si iniziano studi ingegneristici e architettonici, si parte addirittura con i lavori delle ruspe, in una parola si spendono soldi, ci si aspetta di poter lavorare tranquillamente, facendo affidamento sul fatto che quell'appalto arriverà alla conclusione.
E, in effetti, nel resto del mondo succede così. In Italia e in particolare a Genova, invece no. E la Sistema Parcheggi giustamente lamenta questa incertezza del diritto che impedisce di lavorare sereni. Questo, ribadisco, ancor prima degli ulteriori stop della magistratura.
Ma c'è di più e credo sia il punto più interessante. Il progetto del park dell'Acquasola, prevede anche la riqualificazione del parco, con nuovi alberi, nuovi fiori, nuove aiuole e nuovi giochi per bambini. Insomma, finalmente, quell'area che solo con un notevole sforzo di fantasia si può chiamare «parco», potrebbe meritarsi quel nome. Offrendo ai bambini, alle mamme con le carrozzine, agli anziani e alla città un nuovo spazio a costo zero.
Insomma, il sogno di ogni amministratore, soprattutto in questi periodi di tagli: si fanno opere pubbliche, ma paga qualcun'altro, una roba da paradiso degli appalti. Intendiamoci, niente di illegale o rivoluzionario, si chiamano semplicemente «oneri di urbanizzazione». Eppure, anche questa cosa altrove molto normale, a Genova sembra impossibile, irrealizzabile. Anzi, ribadisco, non solo si schifa questo «regalo», ma addirittura si rischia di pagare lo statu quo, cioè il parco spelacchiato, a carissimo prezzo con penali su penali.

Non so come finirà, anche perchè recentemente si è introdotto nel quadro il sequestro del cantiere per la violazione di vincoli ambientali e paesistici che, se ci sono, è giusto che siano sanzionati.
Quello che so, però, è che la storia di un'opera che non si fa e che addirittura paghiamo perchè non si faccia, evitando di togliere dal degrado un parco, non succede a Genova. È Genova.
(4-continua)

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