Ballardini, il Genoa e la lezione dell'ascolto

(...) semplicità, con i giocatori messi nei loro ruoli e ogni cosa al suo posto. E gli effetti della cura Ballardini si sono visti contro la Juventus, dopo soli cinque giorni di somministrazione. Del resto, si partiva da una frase: «Voi cercate di giocare bene, il resto viene da sè».
Ma, per l'appunto, oggi voglio parlare dell'uomo. E questo articolo so già che lo riscriverei pari pari anche a fine campionato, persino se il Genoa le perdesse tutte da qui a maggio. Ovviamente, si tratta di un caso di scuola: ma sia Ballardini, che tutti i genoani in generale sono autorizzati a toccarsi tutto il toccabile. Comunque, il concetto è chiaro: quello che sto per dire prescinde completamente dal punto conquistato con merito assoluto a Torino. E anche dalla saggia decisione, finalmente, di aprire le porte degli allenamenti a Pegli da oggi.
Davide Ballardini ha dimostrato per l'ennesima volta di essere una persona perbene e un uomo vero, per il modo con cui si è proposto nel suo ritorno a Genova. A partire dall'assoluta assenza di polemiche, anche se avrebbe potuto farne. Invece, a dargli ragione, sono le scelte di Preziosi, molto più significative di mille parole. Quanta differenza in un comportamento così signorile rispetto, ad esempio, al ritorno di Malesani dopo la parentesi Marino, quando il tecnico veronese disse cose che suonavano pressappoco così: «quando c'ero io, sì che...». Si è visto. Capitolo chiuso, per fortuna del Genoa.
Ecco, il Balla è un'altra cosa. A partire dal suo riconoscimento ai predecessori, senza alcuna polemica. Anzi: «Quando si allena in serie A, comunque, si è bravi». Insomma, niente scuse preventive. Niente capri espiatori. Niente scaricabarile.
Ma andiamo oltre. Ad esempio, al modo con cui lui, Carlo Regno e Stefano Melandri - tre che stanno talmente tanto insieme che se fossi una delle loro mogli sarei giustamente gelosa - sono tornati a Pegli. In punta di piedi e non con la voglia di pontificare, ma di ascoltare. E così è iniziata la prima settimana: colloqui personalizzati, psicologia, voglia di ascoltare esigenze, aspirazioni, stato di forma fisica e mentale, cuore, anima e magari anche lamentele di ogni singolo componente della rosa. «Vengo per ascoltare, non per parlare» ha detto Davide all'ingresso a Villa Rostan e nei vialetti del Pio. E lì c'era già tutto, c'era il segreto. Così come ci sarebbe il segreto di qualsiasi attività in qualsiasi settore; non vale solo per gli allenatori e non vale solo nello sport. Poi, sabato sera, il capolavoro. Non in campo, anche se quello visto contro la Juventus è stato uno dei Genoa migliori dell'anno, certamente dei più concreti. Eroico fino alla fine in dieci contro undici per l'infortunio di Floro Flores dopo che i tre cambi erano già stati realizzati.
Ma ancor meglio è andata negli spogliatoi, nonostante il Balla si sia presentato alle interviste con un cappelletto grigio, quello sì, da ufficio inchieste. Altro che il rigore di Granqvist. Raramente si è vista una scena più raccapricciante del Ballardini con la cuffietta in conferenza stampa, ma chi era nella pancia dello Juventus Stadium, testimonia di un gelo polare.
Eppure, nonostante il look che non pare destinato ad entrare nella prossima collezione di Pitti Uomo, il Balla ha detto cose sacrosante. A partire dalla difesa dell'arbitro (il mani di Vucinic era chiaramente rigore, quello di Granqvist chiaramente no), non con paroloni e sofismi vari o con brutte allusioni come quelle di Conte e Marotta, ma semplicemente con la citazione del regolamento del gioco del calcio. Ma, soprattutto, ha detto che polemiche di questo tipo «sono solo un brutto, pessimo esempio» e poi ha aggiunto: «Magari capiterà anche a me di polemizzare per un errore arbitrale, ma il giorno dopo mi vergognerò di averlo fatto».


Ecco, anche solo per questo, per sentire queste parole, per vedere una persona così, indipendentemente da ogni risultato passato e futuro, chiamare Ballardini ha avuto un senso.
Poi, sabato sera, ad esempio, alle telecamere della Rai, il Balla ha anche riso e sorriso parecchio. A differenza di chi faceva ridere solo gli avversari.

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