Il Comune se ne frega di perdere soldi

Il Comune se ne frega di perdere soldi

(...) Edoardo Rixi, capogruppo della Lega, unico nel panorama dell'intero consiglio, ha infatti chiesto che ai sensi dell'articolo 54 del regolamento, nella prima ora di seduta venisse discusso il problema dei derivati. Ma nella riunione tra i capigruppo è stato deciso che sarebbe stato meglio parlare di altre cose. Della viabilità davanti alla scuola di via Apparizione, o della riapertura di salita Sant'Eusebio, o ancora dello stato dei lavori per una scuola materna in vico della Rosa. Tutte cose degne di attenzione, per carità. Ma anche tutte cose che rischierebbero di non poter essere portate a termine nel caso in cui, grazie alle scommesse sui derivati, arrivassero altre mazzate tipo il milione e 720mila euro persi nel solo anno 2012.
«Ieri mattina mi erano stati proposti ben 136 argomenti da trattare ai sensi dell'articolo 54 - spiega il presidente del consiglio comunale, Giorgio Guerello, che ha stilato l'elenco finale con i quattro punti di cui parlare nella prima ora -. Tra l'altro ho inserito ben due argomenti richiesti da Rixi, non c'era alcuna volontà di escludere le sue proposte. Ma occorre fare una scelta». Appunto, il rischio legato ai contratti con i derivati, non è abbastanza importante? «La stesura del bilancio è ancora lontana, aspettiamo il nuovo governo che dica come farlo - frena Guerello -. Probabilmente se ne parlerà a maggio. Tempo ce n'è». Il fatto è che non serve aspettare il bilancio per liberarsi di certi contratti. Tanto è vero che proprio in questi giorni la Corte dei Conti ha dato quasi un «ordine» ai pubblici amministratori. Che è quello di liberarsi di certi pesi. Basta una delibera di giunta, lo stesso atto con il quale è stato deciso di firmare l'accordo per fare la scommessa.
Tanto per rendere l'idea, ieri l'Euribor a 6 mesi, il tasso ufficiale europeo che è quanto le banche pagano al Comune di Genova di interessi per i derivati, era ancora fermo allo 0,37 per cento. Siccome invece il tasso che paga il Comune alle banche è pari al 4,75% (sui quasi 8 milioni all'Unicredit) e al 4.95% (sui 13 alla Bnl), significa che mediamente l'amministrazione ci rimette il 4,5 per cento. Che per l'appunto su 20 milioni, porta a una perdita netta annua di 900.000 euro. Cioè ieri (e l'altroieri, e l'altroieri ancora, e così ogni giorno che passa), restando con le mani in mano, il Comune ha sprecato 2500 euro dei cittadini. E ogni giorno che passa senza che Tursi interrompa la scommessa perdente, si va avanti a rimettere denaro pubblico. Conti ovviamente banalizzati per rendere l'idea pratica della portata di un simile investimento, che prevede come logico scadenze e
Conti che dovrebbero anche un po' scuotere un consiglio comunale che invece sull'argomento resta intorpidito. Il solo Edoardo Rixi ha raccolto l'allarme lanciato dal Giornale. Ma per l'appunto la sua richiesta di chiarimenti è stata accantonata. C'è tempo per parlarne. Intanto al massimo i genovesi ci rimettono 2500 euro al giorno.

Domeniche e festivi compresi. Perché l'assessore al bilancio, Franco Miceli, l'ha detto chiaramente: «Al momento non si ravvisano condizioni che suggeriscano la scelta di interrompere i due contratti ancora vigenti».

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