«Corse scontate agli over 80 con taxi d'argento»

«Corse scontate agli over 80 con taxi d'argento»

(...) Anche questa volta, nonostante l'impegno del sindaco a non seguire più certi cattivi esempi del passato, la civica amministrazione ha deciso di affidare una consulenza esterna, perché su seimila dipendenti comunali «si attesta la carenza di organico nel settore Tecnico e Sport». Cioè, non c'è un solo dipendente capace di aprire un cassetto e tirare fuori almeno due progetti già commissionati e strapagati dal Comune proprio per rimettere a posto quella piscina che, a forza di aspettare la realizzazione di quanto messo su carta da fior di professionisti, oggi è costretta ad annaspare.
La storia della gloriosa «Mameli» di Voltri è peraltro scritta su documenti, su atti ufficiali del Comune, che dovrebbero servire da monito alla giunta in carica. Il 12 novembre 1998 (a volte le coincidenze sono solo coincidenze, ma queste delibere sono approvate sempre nello stesso periodo a fine anno) l'allora giunta Pericu aveva dato il via libera all'incarico a un architetto genovese. Ma proprio in quell'atto ricordava che esattamente dieci anni prima, l'1 dicembre 1988, lo stesso professionista aveva già ricevuto dal Comune un'analoga consulenza, per riprogettare la piscina di piazza Giusti. Non solo. Nella delibera del 1998, si diceva che l'amministrazione aveva concordato di pagare 197.480.000 lire iva compresa per quel lavoro. Cifra che però non era stata pagata per intero. L'architetto aveva avuto solo 49 milioni e spiccoli, per cui sembrava «opportuno avvalersi dello stesso professionista, ritenendo la nuova progettazione una variante integrale della precedente». L'architetto si era «accontentato» di un saldo di 30 milioni più iva e del nuovo incarico, per il quale però sarebbe stato gratificato con 447 milioni e spiccioli, più altri 30 milioni per le spese.
Tra il 1988 e il 1998, in altre parole, il Comune aveva già speso in totale 572 milioni e 288mila lire. Al netto dello «sconto» sul saldo del primo progetto. Ben oltre mezzo miliardo di consulenze, per ottenere cosa? Nulla. Non certo per colpa del professionista che ha eseguito sempre il lavoro richiesto. Quanto piuttosto perché di fronte a tanti disegni, studi, calcoli, autorizzazioni da parte di tutti gli uffici interessati, la ristrutturazione della piscina (o meglio, «la totale demolizione dell'esistente piscina scoperta e la relalizzazione in sua vece di un impianti di grandi dimensioni per il nuoto, la pallanuoto, i tuffi e il nuoto sincronizzati atto ad accogliere non meno di 2000 spettatori»), non è mai avvenuta.
Passati rispettivamente 25 e 15 anni dai due progetti dell'architetto Lorenzini, il Comune darà adesso un altro incarico per rifare lo stesso lavoro. Mettendo peraltro a bilancio «solo» 30.000 euro. Uno sconto macroscopico rispetto ai precedenti progetti che non accontenta certo Lilli Lauro, capogruppo del Pdl, decisa ad andare fino in fondo alla vicenda. «È uno scandalo che si debba ricorrere ancora una volta ad una consulenza esterna per lo stesso lavoro - incalza la rappresentante del centrodestra -. Ed è uno scandalo inaccettabile che, per 109 impianti sportivi di proprietà comunale, non esista un'adeguata struttura tecbica di supporto per i progetti di manutenzione. Possibile che in tutta l'elefantiaca macchina comunale non si trovi un professionista interno all'ente idoneo a eseguire una progettazione preliminare? Senza parlare di un caso come questo, per il quale basterebbe cercare in qualche cassetto».
Lilli Lauro sottolinea quel mezzo miliardo (molto abbondante) sprecato in passato.

E lo fa soprattutto per mettere alla prova la sincerità del sindaco Marco Doria, che si è sempre fatto vanto del suo tentativo di tagliare le spese inutili e di razionalizzare l'organizzazione comunale. La denuncia di Lilli Lauro oggi lo mette alla prova. Ha l'occasione di ritirare la delibera e dare disposizioni di ripartire dai progetti esistenti. Per non buttare «a bagno» altri soldi.

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