(...) Ecco, chiunque abbia visto il trattamento riservato a un antico signore, con i modi del lord inglese, come Amoretti, poteva avere già capito tutto.
Ma, anche senza andare con la memoria a quella motonave «La Superba» e al sub barcollante di quel giorno, era in realtà la linea politica di Gianfranco Fini a fare acqua da tutte le parti. Il suo movimentismo un po' scomposto. I suoi luogotententi, i vari Bocchino, Granata e Briguglio, soprattutto il secondo venuto spesso a Genova a sostenere Enrico Musso, uno dei miti assoluti nel Pantheon di questa destra. La linea movimentista di alcuni suoi esponenti, per cui un articolo di giornale, un pettegolezzo, una malevolenza o addirittura una festa privata pagata con soldi privati, come è successo per il compleanno di Roberta Pinotti, valevano più di un'inchiesta o addirittura più di una condanna. Purchè, ovviamente, non si trattasse della casa di Montecarlo. Per la quale, giustamente, il garantismo era assoluto. Fortunatamente, non li ha (quasi) mai presi in considerazione (quasi) nessuno, ma vedere una destra un tempo garantista ridotta a portabandiera non delle Procure - cosa che, spesso, quasi sempre, coincide con la vera lotta al crimine - ma delle chiacchiere manettare, spesso non corroborate da alcuna prova, è quanto di più triste potesse capitare. Soprattutto, dopo anni di governo con il centrodestra. Il che - ci tengo a precisarlo - non significa difendere i delinquenti e i ladri in nome di un garantismo tale solo di nome e non di fatto. Ma, certamente, non significa nemmeno pensare che il sospetto è l'anticamera della verità.
Diciamolo chiaramente e senza giri di parole: per mille motivi, coloro che hanno aderito a Futuro e libertà, anche in Liguria, non suscitavano simpatia. Soprattutto, hanno dimostrato di non capire cosa chiedevano i loro elettori, anche i più critici con Berlusconi. Che, certo, non era un succedaneo - peraltro meno credibile - della linea manettara estrema o di Rivoluzione Civile. Se un elettore cercava un giustizialista doc, certamente ne trovava uno più credibile di chi aveva votato tutte le leggi berlusconiane fino a un certo punto; se cercava un aperturista totale nei confronti dell'immigrazione, avrebbe avuto gioco facile a trovarne migliaia che non avevano firmato la Bossi-Fini; se cercava un antiproibizionista non lo trovava fra i firmatari della Bossi-Giovanardi; se cercava un antifascista a tutto tondo, certo era più facile trovarlo fra chi non era mai stato fotografato in camicia nera e braccio teso; se aveva bisogno di un paladino dei diritti della comunità omosessuale, certamente avrebbe trovato qualcuno di meno attaccabile dell'autore della frase sui maestri gay; se pensava a qualcuno in grado di giudicare con equilibrio il Ventennio, probabilmente avrebbe cercato altrove rispetto al pendolo fra «il più grande statista del secolo» ed il «male assoluto».
Insomma, uno che ha scelto Fli e, soprattutto, che ci è rimasto dopo la mozione di sfiducia al governo Berlusconi - vero punto di rottura e di tradimento del mandato degli elettori rispetto a chi era stato votato sotto il simbolo «Berlusconi presidente», dimettersi pareva brutto? - è tutto fuorchè simpatico.
Eppure, in questo quadro, certo non lusinghiero, credo che esponenti come l'ex consigliere comunale Giuseppe Murolo, abbiano tutte le ragioni quando si autosospendono dal loro partito contestando le liste fatte da Roma. E, insieme a lui, c'è tanta altra gente in buona fede, a partire da Glauco Berrettoni e da persone degne.
Vedete, penso sia assolutamente impossibile che Fli possa avere eletti in Liguria. E, se ce li avrà in Italia, sarà solo merito del Porcellum che prevede che, per i partiti coalizzati, anche sotto il due per cento, il migliore dei perdenti entri comunque nel riparto dei seggi, persino con un solo voto. Mi spiego: fra coloro che appoggiano Mario Monti, la lista doc «Scelta civica con Monti» arriverà al primo posto, l'Udc al secondo e Fli al terzo, quasi certamente sotto il due per cento, forse anche sotto l'uno. Ma, essendo solo tre, anche arrivando terzi possono sperare nel jolly. Detto tutto questo e ribadito che un deputato finiano ligure è praticamente impossibile, trovo surreale che ai primi posti della lista, dopo lo stesso leader, ci sia il coordinatore della Toscana. Quale sarebbe la colpa dei genovesi e, in particolare, di Murolo: che, quando era consigliere comunale ha lavorato seriamente? Che leggeva le delibere di cui si occupava? Che ha fatto vera opposizione? Che si è sempre attenuto alle disposizioni del partito, pur non mandando il cervello all'ammasso? Ribadisco: penso che Murolo abbia sbagliato tutto quello che si poteva sbagliare negli ultimi anni, soprattutto lasciandosi andare a una linea movimentista a volte francamente surreale.
Come in una nemesi perfetta, probabilmente, ha capito anche lui come funziona Fli.
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