Derivati, la Corte vuole fare i Conti con il Comune

(...) In un modo o nell'altro devono smetterla di scommettere sull'andamento dei tassi si interesse, sperando di guadagnare qualcosa giocando contro le banche. Altrimenti - avverte la stessa Corte - per gli amministratori c'è «colpa grave». Cioè una sicura condanna, un obbligo di risarcire i danni provocati al bilancio pubblico. La magistratura contabile Corte fa presente che gli enti che hanno utilizzato i derivati per ristrutturare il debito o farne dei nuovi, hanno uno strumento che li aiuta. O meglio, hanno la possibilità di sciogliere quei contratti pericolosi, visto che c'è il supporto della legge. Possono infatti contare sulle «notevoli aperture» sia del giudice ordinario, che concede la nullità del contratto per mancanza di causa, sia soprattutto del giudice amministrativo, che ha più volte sentenziato sulla legittimità dell'annullamento d'ufficio in via di autotutela del contratto potenzialmente dannoso per l'ente.
Quindi il Comune di Genova è di fatto avvertito. Se la giunta Doria non vuole correre rischi, deve liberarsi di tutti i derivati che ha in casa. E che, per l'appunto, non sono pochi. Lo stesso assessore al Bilancio, Franco Miceli, ieri ha voluto intervenire a proposito della denuncia del Giornale sulla presenza in cassa di 118 milioni di strumenti derivati. E ha fatto presente che al momento «il valore attuale dei contratti ammonta a circa 20 milioni. Si tratta di due contratti: il primo stipulato nel 2002 con Unicredit per un valore di 7.272.800 con scadenza 2022; il secondo stipulato con Bnl nel 2001 per 13.066.882 euro con scadenza 2020». Questo perché al 31 dicembre 2012, cioè poco più di un mese fa, sono andati a regolare scadenza circa 96 milioni di contratti con la Dexia Crediop. E il Comune non li ha rinnovati. Non si tratta in questo caso di un gesto di grande strategia o di precisa volontà, bensì di un obbligo di legge, visto che il decreto del governo numero 112/08 vieta espressamente di fare nuovi contratti.
«Non solo il Comune non ha più stipulato analoghi contratti, come prevede la legge - aggiunge Miceli -. Ma in alcuni casi nel passato ha provveduto a estinguerli anticipatamente laddove ne ha ravvisato la convenienza. Nel 2008 è stato chiuso anticipatamente un contratto per un "nozionale" di circa 50 milioni e nel 2005 un altro per circa 60 milioni». Cioè sul bilancio 2012 pesano ancora i 118 milioni di derivati, ma in passato era pure peggio. Fino a pochi anni fa il rischio era addirittura doppio.
Restano venti milioni di derivati. La Corte dei Conti dice di chiuderli immediatamente. L'assessore ribadisce quanto peraltro già spiegato ieri dal Giornale: «Il cosiddetto valore nozionale degli swap (oggi 20 milioni) non indica un reale indebitamento a carico del bilancio del Comune - sottolinea Miceli -. Si tratta di un importo di riferimento per il quale il contratto prevede una copertura di rischio da oscillazione dei tassi. È quindi escluso che il Comune possa mai trovarsi a dover pagare l'importo del nozionale, oggi di 20 milioni. I contratti in questione sono operazioni a copertura del rischio di oscillazione dei tassi e non hanno carattere speculativo». E per il momento Tursi è intenzionato a tenersi i 20 milioni di derivati: «I contratti sono costantemente monitorati dal personale del Comune per verificare i vantaggi tra il mantenimento o l'eventuale chiusura anticipata.

Al momento non si ravvisano condizioni che suggeriscano la scelta di interrompere i due contratti ancora vigenti». Da una parte l'assessore e il suo «personale». Dall'altra il Giornale e la Corte dei Conti.
(2 - continua)

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