(...) Una storia che inizia con la colf che arriva nella casa di Nervi per portare dei documenti al ragazzo. Suona, bussa, insiste. Niente. Dalla villetta avvolta nel verde, solo un silenzio preoccupante. La donna capisce che è successo qualcosa e avverte una zia del giovane, che a sua volta chiama una vicina di casa. Basta una scala per riuscire a scorgere, attraverso la vetrata della sala, il corpo di Alessio disteso a terra. L'allarme alla polizia è immediato, quanto inutile.
L'arrivo delle volanti concentra l'attenzione dei passanti su quella casa dalla quale non escono più sorrisi. Ma è un viavai mesto, quello che attraversa il giardino della residenza.
Papà Franco intanto è in viaggio da Sanremo. Che l'esibizione dei Ricchi e Poveri sia stata annullata lo annuncia Fabio Fazio, ma le sue parole sono persino scontate. Così come non sorprende la decisione di non «sostituire» sul palco gli ospiti per un atto di rispetto nei loro confronti. Lo show può anche non andare avanti, una volta tanto.
Quando i genitori di Alessio arrivano a Nervi devono trovare la forza di entrare in sala, pur sapendo già cosa dovranno vedere. La mamma esce sorretta a fatica dagli amici che la circondano. Il papà ha lo sguardo spento, ma non si nasconde. Anche perché ha voglia di dire che lui non ci crede. Che non è possibile che suo figlio sia morto per overdose. «Ho inculcato a mio figlio, fin da piccolo, la paura delle droghe. Voglio sperare che Alessio sia morto per un infarto e non per droga», ripete Franco. Dentro di sé avrebbe già chiuso il caso, avrebbe assolto Alessio per non aver commesso il fatto. Non avrebbe bisogno di prove, anche perché ha appena scoperto che per il momento l'accusa è basata solo su una supposizione. L'ipotesi dell'overdose è stata fatta, ma è la stessa procura che ora si affretta a frenare le conclusioni. Sul tavolo della sala c'era della polvere bianca, l'hanno trovata i poliziotti. Questo è vero. Ma è anche vero che è stata repertata insieme ad altre «sostanze» e che i laboratori non hanno ancora detto di cosa si tratta. Il medico legale non ha ancora verificato che a uccidere Alessio sia stata la droga.
«Aspetto l'esito dell'autopsia, ma se la droga non c'entra, querelerò chi ha attribuito il decesso all'uso della cocaina - tira fuori tutto d'un fiato l'ultimo suo grido di dolore Franco Gatti -. «Era estroverso, anche testa di caz.., tanto per dirla alla francese, ma non era un drogato. Non infangate la memoria di mio figlio. Da un po' di tempo era stressato perché fa trading in borsa, non stava bene, aveva problemi di stomaco e qualche volta, durante gli aperitivi, beveva un bicchiere in più: vino, gli piaceva il vino. L'ho sentito ieri pomeriggio e stranamente, al contrario di quanto faceva sempre che mi rispondeva ho da fare, ho da fare, mi ha parlato di un'operazione, che stava andando bene». La verità non gli potrà comunque restituire il figlio, ma la foto del suo Alessio sorridente e pulito, quella sì, potrà tornare come prima nei ricordi di un papà ucciso due volte. Di certo questa triste storia di un ragazzo morto a 23 anni non è finita ieri in un freddo furgone della polizia mortuaria. Ci sarà un'inchiesta per fare luce sull'accaduto. I magistrati indagano per omicidio colposo, per poter lavorare anche sull'ipotesi peggiore, quella di una droga assassina, magari tagliata male. I pm cercheranno di capire se il ragazzo martedì sera era solo in casa, cosa ha fatto prima di morire. Cercheranno di trasformare i dubbi, i sospetti, le idee in qualche certezza.
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