E l'epica tornò al Ferraris dopo anni di assenza

(...) che venisse detto sempre più chiaramente. Senza paura di schierarsi con un presidente che ha sbagliato moltissimo negli ultimi anni - a partire dalla follia di non riconfermare Ballardini due stagioni fa, roba da ricovero immediato da parte di due gentili signori vestiti di bianco - ma che ha anche fatto moltissimo per il Genoa. E che, con la scelta di richiamare Ballardini - tardiva, ma sacrosanta - e il mercato di gennaio, sia in entrata, sia in mancata uscita, ha messo a tacere tutti coloro che lo criticavano.
Quindi, proprio perchè ho criticato spesso e (mal)volentieri Preziosi e le sue scelte sbagliate, e proprio perchè la storia mi ha dato ragione, oggi sono ancor più contento di dire: «Viva Preziosi!» e di riconoscerne i meriti. Non c'è niente che testimoni l'intelligenza di una persona come la capacità di ammettere gli sbagli e gli abbagli. E sul caso Ballardini - comunque vada, anche se dovesse perderle malauguratamente tutte da qui a fine campionato, circostanza che evidentemente non auspico - Preziosi ha fatto molti sbagli e preso molti abbagli, decidendo in modo pessimo e consigliato in modo ancora peggiore.
Aiutato in questo, da un ambiente composto ancora in gran parte da vedove inconsolabili di Gasperini che ha dato moltissimo al Genoa, ma ha fallito clamorosamente le ultime due stagioni in rossoblù. E poi, con l'Inter e a Palermo, ha messo un fermo immagine difficilmente rimuovibile sul suo valore attuale, non su quello reducistico.
Detto questo, finalmente, domenica allo stadio è andata in campo l'Epica. Per una serie di circostanze: a partire dal doppio vantaggio con due gol da antologia alla Lazio segnati da due ex romanisti come Borriello e Bertolacci, il regalo più bello a un ex laziale come Ballardini, che però l'ambiente biancazzurro non ha mai amato, nonostante sia stato l'ultimo a portare un trofeo a Formello, strappandolo all'Inter. Che era quella di Mou, non quella di Stramaccioni.
E poi, come in un romanzo col capitolo successivo sempre più emozionante del precedente, c'è stato anche il lato romantico: l'infortunio di Cassani, appena arrivato, e il subentro di un altro di cui i tifosi rossoblù non ricordavano più nemmeno l'esistenza, Damiano Ferronetti, anche lui ex giallorosso dei tempi mitici, uno dei giocatori più sfortunati del campionato italiano, vittima di infortuni in serie e nemmeno più contato nella rosa rossoblù. Invece, il Balla. Con la solita cifra umana e morale che lo caratterizza - prima ancora di quella tecnica - il tecnico di Ravenna ha mandato proprio in campo Ferronetti. Che l'ha ripagato con un'ottima prestazione.
Poi, dopo l'inizio fantasy e la continuazione romantica, si è passati al thriller, con il 2-1 della Lazio, e poi al noir con il rigore inesistente fischiato da Tagliavento (che, peraltro, avrebbe anche potuto espellere Matuzalem). Risultato 2-2 del tutto immeritato per la Lazio, con qualche contropiede che avrebbe potuto far virare la situazione sul tragico. Infine, gli ultimi attacchi, la parata miracolosa di Marchetti a un minuto dalla fine del recupero e il gol, altrettanto miracoloso, di Rigoni all'ultimo respiro.


Poi, nello spogliatoio le scuse del Balla per il ritorno dell'orrido cappellino («perdonatemi, sono ammalato») e lo stile con il riconoscimento dei meriti di Del Neri.
Eh, già. Malesani sembra lontano anni luce.

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