Gli eredi ci ripensano e dopo 10 anni il Comune regala i pezzi da museo

Gli eredi ci ripensano e dopo 10 anni il Comune regala i pezzi da museo

(...) Anzi, il sindaco lo ha fatto e, tutto fiero, si è pure vantato della donazione. La storia peraltro inizia diverso anni fa, nel 2003, quando Maria Bozzo Norero, vedova del senatore Vincenzo Norero, decise di donare alla città l'intera collezione di reperti archeologici, portata legalmente in Italia prima della Convenzione dell'Unesco del 1970. Il dono venne registrato il 27 aprile 2004 e i circa 2.600 pezzi entrarono a far parte del patrimonio comunale. Tanto per essere subito chiari, esattamente come tanto ospedali, ville, monumenti, palazzi. Nel 2011 però la vedova Norero chiese alla sindaca Marta Vincenzi di ripensarci e di poter donare tutta la collezione allo stato dell'Ecuador. Già allora la giunta decise di testa sua di accettare la richiesta con la delibera 79/2011 senza che neppure la stessa fosse stata fatta formalmente. La vedova Norero però è nel frattempo deceduta senza riuscire a presentare la richiesta di restituzione dei beni. Oggi sono gli eredi dell'erede del senatore Norero a chiedere al Comune di Genova quei pezzi archeologici. E ancora una volta è la giunta comunale, questa volta con Marco Doria sindaco, che accoglie la domanda e si priva dei reperti.
Un atto che viene assunto con una semplice delibera di giunta, senza neppure consultare il consiglio comunale. Un atto che di fatto sancisce il diritto del sindaco di ritenere i beni dei genovesi come suoi beni personali. In un caso del genere poco o nulla importa del valore materiale della collezione, che peraltro la stessa giunta ora deprezza, riducendo la stima fatta nel 2004 da 440mila a 150mila euro. Formalmente poco o nulla conta la volontà degli eredi dell'erede. Perché ormai la collezione è parte del patrimonio comunale e non è nella disponibilità della giunta.
Senza contare che tra le motivazioni ritenute valide dal sindaco per regalare i 2.600 reperti precolombiani ce n'è anche una che ha un valore giuridico di gran lunga inferiore allo zero, visto che la delibera di giunta ritiene utile disfarsi del materiale per «favorire iniziative dirette a promuovere l'identità culturale della comunità ecuadoriana residente a Genova e a favorirne il coinvolgimento». A dirla poi tutta, non solo il Comune rinuncerà alla collezione Norero, ma addirittura si farà carico di custodirla a sue spese finché l'Ecuador non avrà deciso cosa farne.
«Premetto che non ho nulla contro il caso specifico, né contro la scelta di donare qualcosa all'Ecuador - interviene duramente il capogruppo del Pd in Comune, Lilli lauro -. Ma questa cosa è gravissima. Mi stupisco che una persona seria come Marco Doria, che ci tiene a definire seria la sua giunta, possa fare un atto di questo genere. Regali i quadri di casa sua se vuole, ma non il patrimonio dei cittadini, perché ormai tale è una collezione donata già dieci anni fa. Questa è cosa da dimissioni immediate, chiederò al sindaco che lasci l'incarico».

Se la linea seguita dal sindaco (solo per la cronaca va detto che era assente alla riunione di giunta incriminata) fosse praticabile, e oggi un erede dei duchi De Ferrari e Galliera, o del senatore Gerolamo Gaslini chiedesse indietro i beni donati dai suoi avi, basterebbero le mani alzate di 7 assessori per cancellare ospedali, ville, parchi.

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