«Ho riportato l’azienda dalla Cina all’Italia, ma la batosta Imu mi ha già fatto pentire»

«Ho riportato l’azienda dalla Cina all’Italia, ma la batosta Imu mi ha già fatto pentire»

«L’Imu uccide le imprese. Di questo passo, altro che rilancio e sviluppo! C’è da gettare la spugna».
Eppure lei, Walter Pilloni, è sempre in trincea. Anzi, di recente, ha deciso di trasferire la lavorazione di automezzi elettrici dall’Oriente a Genova.
«Sono molto pentito di essere partito con il progetto Ecomission. Io credo tuttora nel lavoro, nell’impegno che dev’essere assunto da chiunque, nei rispettivi ruoli, per rimettere in moto l’economia e creare le condizioni della crescita della produzione e dell’occupazione. Ma oggi chi si dà da fare in questo senso non solo non è favorito, ma è addirittura contrastato».
Colpa dell’Imu, per esempio...
«In concreto: sono passato dai 10mila euro dello scorso anno agli oltre 20mila del 2012. Di questo passo presto non resterà niente e nessuno da cui spremere quattrini. E, soprattutto, non ci sarà più nessuno disposto a investire in questo Paese».
C’è anche altro a contrastare l’impresa.
«Eccome. Aumenti di Iva, carburanti, tasse. E pratiche burocratiche che sembrano fatte apposta per dissuadere dall’investimento. E inoltre...».
Ce ne sarebbe già abbastanza.
«Niente affatto. A penalizzare chi resiste c’è anche la consapevolezza di essere costantemente nel mirino della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle Entrate. Invece di essere incoraggiati, noi imprenditori siamo criminalizzati come potenziali evasori fiscali. È inaccettabile».
Neanche Genova se la cava?
«Naturalmente. Genova era il Sud del Nord, ora è molto più vicina all’Africa.

Domina l’immobilismo, ci sono i soliti intrecci consolidati, lavorano solo due o tre aziende pubbliche che, però, delocalizzano penalizzando le piccole e medie imprese locali».
Pilloni fino a quando resiste?
«Intanto, mi chiedo se ne vale ancora la pena».

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