(...) rimborsati a spese dei liguri erano stati consumati durante «incontri svolti con amministratori pubblici e rappresentanti delle associazioni di categoria» per parlare di strade e infrastrutture. Addirittura Claudio Burlando si offre come alibi per Sergio Scibilia: «Svelo il mistero: l'ho mandato io per un incontro con il sindaco sulla strada Monesi-Limone, per il collegamento ferroviario». Quindi era in missione per conto della giunta? Aveva una delega? E il conto lo paga il consiglio? Certamente può arrivare un «semplice» sì a tutte le domande. Ma allora sarebbe possibile applicare lo stesso concetto ad ogni altra spesa sospetta. Chi è andato alle terme voleva studiare i sistemi piemontesi per applicarli all'impianto dell'Acquasanta? E perché non sostenere l'artigianato locale regalando gioielli made in Liguria?
Anche Luigi Morgillo, vice presidente del consiglio per conto del Pdl, respinge le accuse: «Le cene romantiche pagate dal Pdl con i soldi della Regione Liguria sono una bufala, non ci sono cene romantiche, ma normali cene, da 20 euro a testa, l'unica cosa che hanno di romantico è il nome del ristorante: Romantica». Morgillo si lamenta poi del fatto che vengano pubblicati dai giornali gli scontrini delle spese dei politici. Il problema è che proprio ieri in Regione il procuratore Michele Di Lecce ha confermato che «sta emergendo come anche nella rendicontazione 2012 ci possano essere delle voci di spesa in parte documentate non congruenti con le finalità previste dalla normativa». Giocattoli o altri oggetti pagati con soldi pubblici. «Non posso escludere altre perquisizioni», ha infine aggiunto il magistrato.
A parte i primi avvisi di garanzia relativi agli esponenti dell'Italia dei Valori/Diritti e Libertà, per ora non ci sono altri atti nei confronti di singoli politici. E c'è persino la possibilità di un clamoroso colpo di scena. Perché tutte le eventuali spese «non congruenti» di Udc, Lega, Pdl, Pd e Federazione della Sinistra potrebbero ricadere sotto la diretta responsabilità del presidente del consiglio. La legge regionale sui rimborsi prevede infatti che le spese sostenuti da consiglieri appartenenti a gruppi rappresentati nell'ufficio di presidenza non siano assoggettate al controllo dei capigruppo. Così come tutte le spese effettuate con l'istituto del «mandato popolare» che dava a ciascun consigliere un budget di 2500 euro all'anno, possono essere verificate esclusivamente da Rosario Monteleone e dai suoi collaboratori.
A pesare politicamente sul gruppo ristretto che coordina i lavori di via Fieschi ci sono poi un ordine del giorno e una proposta di legge, entrambi a firma della Lega Nord, con i quali si chiedeva la revisione immediata della legge sui rimborsi. Con regole più stringenti e precise. Soprattutto con controlli severi.
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