I redditi calano soltanto in Liguria

(...) Il resoconto stilato dall'Istat è impietoso: nel 2011 il reddito disponibile delle famiglie, misurato in valori correnti è risultato, su base nazionale, superiore dello 0,4% rispetto al 2008, cioè prima della crisi degli ultimi anni. Nello stesso periodo, neppure a dirlo, a fare da locomotiva è stato il Nord-Est, che a ha registrato l'incremento maggiore (+1,2%), mentre il Nord-Ovest ha segnato un -0,5%. Un dato, quest'ultimo, che risente proprio del peso morto della Liguria, risultata la regione che in tutta la penisola ha maggiormente risentito degli effetti della crisi economica: fra il 2008 e il 2011, le famiglie hanno subito una diminuzione del 2,9% del reddito disponibile. Cioè hanno perso potere d'acquisto, si sono visti svuotare le tasche.
E per l'appunto stavolta è dura andare a cercare le colpe del governo (come fa spesso e volentieri la sinistra quando la maggioranza in parlamento ce l'ha il centrodestra), è rischioso dare le solite colpe a chi «ha rovinato l'Italia». I dati dicono che la colpa è tutta da cercare in casa, magari dando un'occhiata alla pressione fiscale che, nonostante gli annunci spesso ripetuti di false riduzioni, ha raggiunto livelli insopportabili. Le tasse nascoste su bollo auto, benzina, spese universitarie, addizionali sull'Irpef sono state elevate al massimo. E mai ribassate, perché evidentemente certi conti continuano a non tornare. Un altro indicatore reso noto dall'Istat rifila un duro colpo a chi ama incensarsi e vantare la bontà della propria amministrazione. Se si prende a paragone solo il periodo tra il 2010 e il 2011, è il Nord-est l'area in cui il reddito delle famiglie è cresciuto di più, per il 2,7%, con incrementi più accentuati in Emilia-Romagna (+3%) e Veneto (+2,8%). Nel Nord-ovest la crescita è stata comunque del 2,5%, ma sono rilevanti le differenze regionali: dal 3% del Piemonte a 1,4% della Val d'Aosta. Chissà quale è stata la regione che ha abbassato la media?
E cosa avrebbe prodotto una simile differenza nel reddito disponibile dei liguri? Senza dubbio, oltre alle tasse, anche l'aumento enorme della disoccupazione. Che evidentemente non è un bel segnale di buon governo. Gli ultimi dati disponibili erano stati resi noti dalla Confartigianato, che pure con gli amministratori della Regione Liguria hanno da tempo un buon feeling. Eppure anche loro non possono che far notare come il numero dei disoccupati, in Liguria, sia cresciuto nell'ultimo anno del 3,6%, contro il 2,7% del resto d'Italia.

Cifre allarmanti, quelle rese note dal presidente degli artigiani Giancarlo Grasso, che avevano trovato sponda nell'intervento del consigliere Pdl Marco Scajola, pronto a lanciare un appello al governatore «avversario» Claudio Burlando: «Non possiamo assistere passivamente all'enunciazione di dati statistici troppe volte negativi, ma urge un'azione rapida, coesa e concreta». Al momento di concreto non s'è però visto nulla. Tutt'al più qualcuno sghignazza sulla restituzione dell'Imu, che il reddito delle famiglie non lo farebbe certo diminuire ancora.

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