L'artista genovese che piace alla regina Elisabetta

Direttamente da Buckingham Palace, la dimora regale britannica: «Caro Mister Castello, Sua Maestà la Regina Elisabetta II ha molto gradito l'omaggio del ritratto da Lei dipinto in occasione del Giubileo di Diamante». A quel punto Lorenzo Castello, di lui si tratta, genovese, pittore poliedrico che vanta opere presenti in musei e collezioni private nel mondo e che di quel ritratto di Elisabetta II è l'autore, interrompe la lettura della missiva di Palazzo (e che Palazzo!) e riflette: «Ma guarda un po' che differenza di stile. Appena il tempo, si può dire, di inviare una lettera a Londra per annunciare il dono del quadro, e la Corona inglese mi risponde per iscritto, con tanto di comunicazione ufficiale. La stessa cosa, in Italia, non sarebbe successa...». A quel punto, l'artista riprende la lettura. Che ha una sostanza che va ben al di là della forma: « Dovrei spiegare - scrive infatti Miss Jennie Vine, Deputy to the Senior Correspondence Officer - che da parte di Sua Maestà non è normale consuetudine accettare doni, ma in questo anno speciale del Giubileo è stata fatta eccezione. Per questo sono sicura che se Lei volesse inviare il ritratto, la Regina ne sarebbe molto lieta». Seguono le raccomandazioni per le modalità di spedizione - «per comprensibili ragioni di sicurezza» - e un cordialissimo saluto.
Solo poche righe, per carità, ma quale cortesia! Una bella gratificazione per Castello che pure non è nuovo a riconoscimenti a livello internazionale, soprattutto da quando, collocato in pensione dopo una brillante carriera in Banca Carige come responsabile di uffici di corrispondenza a Londra e Parigi, s'è dedicato a tempo pieno al «primo amore»: la pittura. Ed è egli stesso a spiegare: «Ho sempre avuto un trasporto particolare per l'arte figurativa, ma gli impegni di lavoro mi costringevano a limitare l'impegno. Ora, invece, sono in condizione di prendere in mano colori e pennelli e far viaggiare l'ispirazione. Ogni volta che ne sento il respiro». Intanto, Elisabetta II a parte, sono arrivati altri importanti riconoscimenti: Castello, definito «artista che crea atmosfere diverse e insolite in un coinvolgente lirismo poetico», e inoltre «capace di raccontare, con sapiente maestria, atmosfere ricche di fascino, vedute paesaggistiche che evocano racconti letterari, storie vissute e ancora in divenire», Castello, dunque, è stato chiamato a esporre alla National Gallery di Dublino come al Museo Villa Tempra di La Valletta a Malta, al Museo nazionale del Cairo come alla Chiesa di San Marco al Molo di Genova, nel Palazzo del Vescovo a Savona come nella Cappella del Sorriso Francescano in Albaro.
A distinguerlo nel panorama artistico internazionale sono, in particolare, ma non solo, i ritratti (una selezione di nove dei quali, contemporanei, è esposta fino al 29 dicembre alla Galleria M&M di Menesini, in via Perosi 13 C, in Albaro): la principessa Anna d'Inghilterra (ospitata alla National Portrait Gallery di Londra), Lord Charles Forte, il governatore della Banca d'Inghilterra Eddie George, ma anche - ricordo della felice stagione in banca - il professor Fausto Cuocolo, lo scomparso presidente della Carige, e, in uno dei dipinti più recenti, l'attuale numero uno indiscusso dell'istituto, Giovanni Alberto Berneschi. Non sono mancate, infine, le riuscitissime raffigurazioni dei tratti somatici e comportamentali di Sua Santità Benedetto XVI e del capo dei vescovi italiani, il cardinale Angelo Bagnasco. E sì, perché «la scelta di Castello di ritrarre grandi personalità - sottolinea, fra gli altri, Loredana Tauscheck, critica d'arte, sulla rivista Symbols - ha portato l'artista a una precisa scelta stilistica che tenesse conto di un'analisi introspettiva profonda e precisa della persona dipinta».
Ma oltre i ritratti - eco la sua peculiare caratteristica di eclettismo -, non mancano tele di paesaggi, «scene esotiche di Paesi lontani», e figure di donne, dolci e serene o enigmatiche e inquietanti, «nudi femminili di forte sensualità».

Una poliedricità che non tradisce la coerenza, quel filo conduttore che resiste nel tempo e fa di Castello un artista riconoscibile, ma contemporaneamente sempre nuovo, originale. Come l'umanità che si evolve e che lui interpreta, raffigura e trasfigura puntualmente e così efficacemente nelle sue opere.

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