Silenzio. Silenzio anche dopo la notizia della morte di Giuliano Ibrahim Delnevo, il giovane genovese convertito all'estremismo islamico tanto da arruolarsi nelle milizie ribelli siriane e a morire in uno scontro a fuoco. Il sindaco Marco Doria continua a evitare il confronto con chi chiede di discutere delle richieste della comunità islamica genovese e della moschea. Il rapporto con i tanti cittadini musulmani e la soluzione alle loro necessità religiose è tema di discussione da molti anni, ma tutti i sindaci hanno sempre rimandato il problema. L'arruolamento del ventiquattrenne genovese e ancor più l'inchiesta della procura confermano come purtroppo, a fronte di una parte consistente della comunità islamica che vive la propria religione in maniera corretta e pacifica, esista anche una deriva pericolosa rappresentata da chi inneggia (e pratica) l'intolleranza, l'estremismo e il fanatismo.
Una situazione che dovrebbe indurre l'amministrazione comunale a intervenire per chiarire in maniera inequivoca anche il rapporto con la comunità islamica. Perché il fatto che la moschea non sia stata ancora realizzata non significa certo che non esistano luoghi di preghiera, di incontro e di ritrovo. Anzi, semmai proprio l'assenza di un centro ufficialmente riconosciuto, impedisce di fatto anche il controllo dell'attività da parte delle stesse autorità religiose e delle forze dell'ordine. E il rischio di infiltrazioni estremiste è più forte.
In questo senso anche il capogruppo della Lega, Edoardo Rixi, alla luce dell'inchiesta su una cellula genovese per l'arruolamento di combattenti islamici rilancia la richiesta di un'analisi seria del problema. «Mi auguro, alla luce degli ultimi tragici eventi, che ci sia un ripensamento da parte della giunta comunale nel voler portare avanti testardamente un progetto, quello della scuola coranica e della moschea al Lagaccio o a Coronata, che ha preoccupanti aspetti opachi, soprattutto nella gestione e nell'affidamento della struttura», scrive Rixi. Il rappresentante del Carroccio fa anche presente che ormai «ininterrottamente dal novembre 2012» chiede una discussione in consiglio comunale a fronte di tante parole fatte sui giornali e di tante novità emerse in questi mesi.
L'eco seguita alla morte di Giuliano Ibrahim Delnevo ha portato anche all'intervento di Roberto Hamza Piccardo, altro italiano islamico, rappresentante dell'Ucoii, che a proposito dell'accaduto ha spiegato che probabilmente il giovane genovese era andato in Siria non per combattere ma per fare opere umanitarie, «magari guidando un'ambulanza» per prestare soccorso alle vittime. Proprio il rapporto tra la comunità islamica genovese e l'Ucoii era stato a lungo valutato dalle amministrazioni comunali ed era uno dei motivi per i quali era stato rallentato l'iter per la realizzazione della moschea in città.
La vicenda del genovese morto in Siria ha dunque risollevato tutto il problema del rischio che tra i praticanti musulmani possa trovare spazio anche i sostenitori di posizioni estremiste e non democratiche. Un rischio rilanciato anche da Forza Nuova che sottolinea come Delnevo in realtà fosse parte della stessa comunità islamica genovese, con ciò dimostrando l'esistenza di infiltrazioni all'interno del gruppo.
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