Sono le elezioni dei passi avanti e indietro. Le elezioni dell'incertezza fino all'ultimo giorno utile per la compilazione delle liste, o quasi. Anche perché finora, gli unici che hanno già presentato l'elenco dei candidati sono solo riusciti a scontentare tutti (e in primo luogo gli elettori) con nomi paracadutati da fuori regione. Dopo il caso del Pd e delle parlamentarie-farsa, con i più votati retrocessi per lasciare spazio ai più raccomandati dall'apparato, anche i partiti minori usano la Liguria come terra di conquista.
Il caso più eclatante è quello dei finiani, che a fare da ruota di scorta al presidente della Camera, come secondo capolista indicano Angelo Pollina, coordinatore regionale della Toscana, preferito a tanti esponenti locali che finora hanno sempre portato voti e garantito impegno al movimento. Se per far fuori Enrico Nan era sufficiente non usare una deroga alla norma che esclude dalla candidatura chi ha già fatto almeno tre legislature, lo sgarbo ai danni di persone come Giuseppe Murolo è ancora più cocente.
Nel centrodestra invece si assiste a tanti ripensamenti anche clamorosi. In testa quelli di Raffaella Della Bianca e di Gianni Plinio. La prima, punto di riferimento dei Riformisti Italiani in Liguria, aveva seguito con entusiasmo l'impegno di Stefania Craxi per un movimento nuovo ma federato all'interno della coalizione.
Proprio la scelta della leader di rompere l'alleanza con il Pdl per una questione di numero di candidature riservate (una delle quali tra l'altro sarebbe probabilmente toccata proprio a Della Bianca), ha provocato il passo indietro della rappresentante ligure. «Nel momento in cui le condizioni politiche non hanno permesso alcun apparentamento, ho ritenuto opportuno non aderire ad una corsa in solitario, come sembra voglia fare Stefania Craxi - conferma Della Bianca -. Ciò non toglie che il progetto riformista, che ho abbracciato e condiviso per una profonda revisione della carta costituzionale attraverso una nuova Assemblea Costituente, sia ancora nel mio impegno politico».
Più o meno le stesse parole con cui Gianni Plinio ha invece preso le distanze da Fratelli d'Italia, il neonato partito di Ignazio La Russa e Giorgia Meloni, dai quali era stato convinto a schierarsi come numero due in Liguria. Qualcosa però non è andato per il verso giusto. «Avevo dato la mia disponibilità a fronte delle insistenze degli amici La Russa e Meloni e sulla base di sollecitazioni da parte di tanti elettori di destra - spiega ora Plinio -. L'emergere di serie perplessità di ordine politico e organizzativo mi hanno, con dispiacere, indotto a non candidarmi. Il mio impegno continua all'interno del Pdl per contribuire ad impedire l'affermazione del governo delle sinistre e dei banchieri».
E al fianco del rappresentante del governo dei banchieri e delle tasse si propone un imprenditore genovese che, a differenza delle scorse elezioni, non ha più cavalcato la campagna per le preferenze e contro le candidature blindate. Maurizio Rossi, patron di Primocanale, sarà infatti come ampiamente già previsto, il capolista al Senato nominato da Mario Monti. Per farlo, ieri ha annunciato le proprie «dimissioni» dall'azienda. «La candidatura di Maurizio Rossi pone l'editore genovese come il protagonista del primo caso in Italia di blind trust effettivo - si legge nella nota dell'editore -.
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