Monogruppi uguali, ma uno è più uguale dell'altro

Non riescono proprio a tornare i conti della Regione. Il finanziamento dei gruppi politici continua a essere ricco di particolari quantomeno inspiegabili. Non solo perché la stessa commissione controlli lascia passare al Pd quelle voci di spesa che contesta ad esempio al Pdl. Il problema è che non sembra esserci neppure una logica nel modo in cui vengono stanziati i finanziamenti per lo svolgimento dell'attività politica dei consiglieri. Un caso abbastanza clamoroso è quello dei cosiddetti monogruppi, cioè quei partiti rappresentati in Regione da un solo consigliere. Sono più d'uno, eppure curiosamente ricevono somme diverse tra loro, nonostante la legge preveda esplicitamente una cifra ben determinata in rapporto al numero degli eletti. Una storia a sé la fanno quei gruppi che si sono formati fin dall'inizio della legislatura, con consiglieri candidati in liste presenti sulla scheda elettorale. A loro viene destinata una somma maggiore rispetto ai «monogruppi» che sono nati da scissioni interne ai partiti dopo il voto. Attualmente, di quest'ultimo tipo, in via Fieschi ce ne sono due: «Liguria viva», formato da Ezio Chiesa che ha lasciato il Pd, e «Riformisti italiani» cui ha dato vita Raffaella Della Bianca, in rotta con il Pdl.
Dunque ancora una volta due situazioni identiche in due aree politiche opposte. I consiglieri usciti dai vecchi partiti dovrebbero essere trattati alla stessa maniera. Invece il presidente del consiglio, Rosario Monteleone, nello snocciolare le cifre del bilancio controllato dalla commissione, spiega che ad Ezio Chiesa nel 2012 sono andati92mila euro. A Raffaella Della Bianca, 60mila. Perché questa disparità di trattamento? Una possibile spiegazione sta nel fatto che i «Riformisti» sono stati fondati a febbraio 2012, mentre «Liguria viva» era presente fin dal 1 gennaio. Spiegazione possibile sì, ma non sufficiente. Perché anche togliendo due mesi a Raffaella Della Bianca, i conti non tornano. I 92mila euro di Chiesa rappresentano una dotazione di poco più di 7500 euro al mese che evidentemente è quella che spetta a un monogruppo. Ma allora ai «Riformisti», che sono stati presenti in consiglio per dieci mesi abbondanti, dovrebbero andare non meno di 75mila euro, non 60mila. È proprio questo banale conto che Raffaella Della Bianca sottopone al segretario della Regione, Augusto Pessina. Con una mail la consigliera chiede spiegazioni dell'ennesimo mistero relativo ai finanziamenti dei gruppi in Regione.
Mistero cui se ne aggiunge un altro al quale potrebbero essere interessati anche i magistrati che stanno indagando sulle spese di via Fieschi. Perché quest'anno, improvvisamente, la presidenza del consiglio regionale ha imposto la restituzione delle somme avanzate nel bilancio a fine anno. Una novità assoluta, visto che finora i partiti riportavano nell'anno nuovo gli eventuali avanzi. Perché nel 2013 è cambiato tutto? «Perché è cambiata la legge sul finanziamento dei gruppi», prova a tagliar corto la presidenza. Ma se è vero che a livello nazionale (e non certo per una improvvisa voglia di probità del consiglio ligure) è stato deciso di cambiare registro, è altrettanto vero che la nuova legge nulla dice a proposito del riporto degli avanzi. Esattamente come nulla diceva la legge in vigore fino a due mesi fa. In questo caso quindi dovrebbe essere chiaro quanto disposto dal codice civile, che vieta di riportare sul bilancio successivo le somme avanzate, a meno che le stesse non siano già «impegnate».

Quindi potrebbe essere più credibile che la presidenza del consiglio abbia voluto sfruttare l'occasione della novità legislativa per riallineare le consuetudini liguri, che potrebbero provocare qualche grana con le norme vigenti. Grana che comunque potrebbe ancora sorgere per quanto accaduto negli anni scorsi.

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