Pdl, la campagna a cinque stelle di Grillo (ma Gigi)

(...) in queste divisioni. Ma la colpa è solo ed esclusivamente degli esponenti di un partito che non trovano di meglio che sparare contro il loro stesso partito. Con punte di comicità involontaria raggiunte sul tema «è una vergogna, le liste sono piene di paracadutati e non c'è il senatore Orsi», con interviste pronte a diventare, qualora fosse stato candidato il sindaco di Albisola: «Sì, ci sono paracadutati, ma la presenza del senatore Orsi le qualifica ed è segno di attenzione al territorio e alle istanze del partito». Oppure di pagine e pagine dedicate alle mozioni di sfiducia dei coordinamenti provinciali. Parole autoreferenziali, mentre fuori il mondo cambia e, per qualcuno, crolla. Via, siamo seri.
In questo quadro, però, da qualche giorno hanno iniziato ad arrivare segnali positivi. In primis, il recupero nazionale, dovuto alla campagna elettorale di Silvio Berlusconi. Poi, fatti come l'assoluzione piena di Augusto Minzolini (numero due, ma in pratica numero uno, visto che capolista è il Cav) per Palazzo Madama in Liguria.
Minzolini è sì un paracadutato, ci mancherebbe. E i suoi annunci di voler prendere casa in affitto in Liguria, aiutato dal coordinatore regionale Michele Scandroglio che si è offerto come agente immobiliare, o il fatto di sentirsi legato alla nostra regione per aver lavorato per tanti anni alla Stampa che vende bene nel ponente ligure, fanno un po' parte del folclore che circonda tutti i candidati paracadutati. Manca giusto il richiamo all'amore per il pesto, ma il resto c'è tutto. Eppure, folclore a parte, quella di Minzolini al Senato è una di quelle candidature che fanno fare il salto di qualità. Perché - che lo si condivida sempre oppure no - l'ex direttore del Tg1 è un signor giornalista, uno entrato addirittura nell'enciclopedia per la passione per il suo lavoro e che non si è mai mascherato dietro il politicamente corretto e l'ipocrisia, ma ha sempre avuto il coraggio delle sue idee. Poi, ha pagato perché le sue idee non erano quelle della parte giusta, ovviamente per autocertificazione. E quindi la sua candidatura - soprattutto dopo la sentenza sulle note spese che gli rende giustizia e in attesa del reintegro alla direzione del Tg1 da cui era stato rimosso in spregio delle regole minime del garantismo e dell'evidenza dei fatti - diventa non più un vulnus nelle liste liguri, come ha fatto filtrare una parte dello stesso Pdl, ma un ulteriore punto di forza.
In questo quadro, però, ci tengo in particolare a sottolineare il ruolo del presidente della commissione Lavori Pubblici e Comunicazioni del Senato Gigi Grillo che non è candidato. Ma che sta lavorando per il Pdl come e più dei candidati. E ha scritto una nobile lettera ai suoi elettori (che l'avevano posto sul podio anche nel gioco-sondaggio dei tagliandi sul Giornale) che invita tutti a mobilitarsi per il Pdl e che dice tutto fin dalle prime righe: «Carissimi, come è noto non sono candidato nelle liste del Pdl. Tuttavia, nell'accettare le decisioni del partito, ho ripetuto a Silvio Berlusconi e Angelino Alfano il mio impegno a partecipare alla campagna elettorale in Liguria. Sarò presente a tutti gli incontri e mi sento totalmente impegnato a lottare per la causa comune».
Parole alte e nobili che ieri, ad esempio, hanno avuto traduzione in un convegno sulla portualità e le infrastrutture a Genova - temi che Grillo mangia a colazione, pranzo e cena - che ha registrato un altissimo livello di relatori e un pienone di partecipanti, dove il senatore ha attaccato duramente il Pd: «Ha approvato la riforma dei porti all'unanimità insieme a noi a Palazzo Madama. Poi, alla Camera, l'ha affossata per faziosità».


Parole che, insieme a tanti altri convegni e incontri, alle lettere e a un impegno addirittura superiore a quello di quando era candidato in prima persona, trasformano quella di Grillo (Gigi, però) in una campagna a cinque stelle. Scritto minuscolo. Ma politicamente maiuscolo.

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