Fuori dal Palio marinaro del Tigullio. La colpa della società remiera «Gianni Figari» di Santa Margherita è di non aver versato in tempo i 200 euro dell'iscrizione. È il primo caso di fair play finanziario applicato al mondo del canottaggio. Ma qui non ci sono plusvalenze fittizie e debiti milionari.
Dietro all'esclusione di domenica c'è un fuoco incrociato di rivalità e antipatie. Andrea Maggiali, presidente della società, riavvolge il nastro e torna alla serata di martedì 11 giugno. Le otto squadre che partecipano alla competizione, organizzata dall'associazione «Amatori Palio del Tigullio», si riuniscono per gli ultimi dettagli: «Ho fatto un duro intervento - racconta - perché erano state stravolte alcune decisioni indicate nel bando». È la goccia che fa traboccare il vaso: volano insulti e Maggiali è costretto ad abbandonare la riunione. Il vertice prosegue e l'assemblea delibera che le squadre debbano versare entro sabato una quota d'iscrizione pari a 200 euro. Informato telefonicamente da Carolina Birindelli, presidente dell'associazione organizzatrice, Maggiali le manifesta tutta la sua contrarietà: «Le ho ricordato che il comune di Santa Margherita ci avrebbe coperto le spese fino ad un massimo di mille euro e che non era corretto cambiare le regole del gioco in corsa». Diventa una questione di principio: i soldi non vengono versati. E così, domenica, il comitato di regata decide di escludere la società.
Il presidente della «Gianni Figari» prova un contropiede e mette sul tavolo i 200 euro. Si va al voto: la maggioranza, ovvero San Michele, Rapallo, Lavagna, Sestri Levante e Portofino, bocciano il pagamento ritardato. Il gozzo rimane a terra.
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