(...) dell'ultima era doriana e si occupa di studiare la progettazione, lo sviluppo e la gestione delle iniziative commerciali e di marketing del marchio Samp ed opera pure nell'area comunicazione anche attraverso il canale televisivo monotematico Samp Tv, uno dei capolavori dell'area gestita da Alberto Marangon, all'avanguardia anche con prodotti come il match-program distribuito prima delle partite, ben impaginato, ben fotografato e soprattutto ben scritto.
Dico tutto questo, perchè sembrano particolari. Ma, dal Fair play village agli accordi sul mercato orientale - nati dalla straordinaria collaborazione fra Edoardo e Vittorio, l'uomo che ha portato il sorriso a Corte Lambruschini - fino a mille piccole e grandi iniziative che hanno il loro culmine nel progetto stadio, il Doria sta muovendosi (benissimo) verso il calcio del futuro. Tanto da avere un assetto organizzativo studiato anche da importanti società europee, con cui c'è uno scambio di informazioni e di esperienze.
Per tutti questi motivi, quindi, la presidenza di «Sampdoria holding s.p.a.» è un tassello importantissimo della rete blucerchiata. Ed è anche molto importante che a Duccio Garrone sia subentrato in questo ruolo Edoardo.
Ora, manca il passaggio finale. Cioè l'ufficializzazione della successione anche all'Unione calcio Sampdoria. Oddio, dovrebbe essere una formalità, visto che Edoardo - di fatto - guida la società già da quando è vicepresidente vicario.
Ma, per l'appunto, manca l'ultimo passaggio formale. Che è anche un passaggio emozionale, quello che porterà Edoardo nella galleria dei grandissimi presidenti blucerchiati, da Alberto Ravano a Paolo Mantovani, passando ovviamente per Duccio, il non appassionato di calcio ancor più meritevole proprio perchè ha fatto grande la Sampdoria senza essere tifosissimo, soprattutto all'inizio.
Edoardo è di quella razza lì. E, in più, ha dalla sua un'altra caratteristica: lui sì, è tifoso, tifosissimo, il primo tifoso. A volte, se proprio gli si vuol trovare un difetto, fin troppo tifoso, come quando se la prende con gli arbitri con i toni di un qualunque abbonato della Gradinata Sud.
Ma, torti arbitrali a parte, Edoardo ha firmato il suo doppio capolavoro il giorno del ricordo di Duccio, trasformato in una festa. Il primo capolavoro, in tribuna, con tutta la famiglia al suo fianco, dalla mamma alla sorella di Duccio, a Gian Piero Mondini che mancava dallo stadio da quindici anni, fino ai suoi fratelli, ai suoi cugini e alla nidiata di nipoti. Con le uniche assenze, giustificatissime, di Giovanni Mondini, a letto con 39 di febbre, e di Alessandro Garrone all'estero per un importante impegno di lavoro. Ma, con la mente e con il cuore, anche loro, lì allo stadio, vicinissimi a quella foto e alla poltrona vuota di Duccio.
Insomma, vedere quella famiglia - anche la parte di fede genoana e la parte che non ha il calcio fra i suoi principali beni culturali, per usare un eufemismo - così unita, invitata allo stadio da Edoardo, è stato un bellissimo segnale di unione e di continuazione, nei fatti, della straordinaria opera di Duccio. Anche nel calcio. In cui non avrebbe voluto entrare, che non ha mai amato fino in fondo non capendone i meccanismi fino in fondo, ma in cui - una volta entrato - ha fatto come sempre la sua parte fino in fondo, senza tirarsi indietro. Serio e perbene anche in questo.
L'altra investitura, oltre a quella familiare in tribuna, è arrivata dallo stadio. Con Edoardo in campo, insieme alla sua Anna, con i colori blucerchiati, davanti a tutti i suoi familiari e collaboratori impegnati direttamente nella gestione della Samp e ai ragazzi delle giovanili. La quintessenza di quello che è oggi la Sampdoria. E quel giro di campo è stato in qualche modo santificato da tutto il Ferraris, con applausi e una standing ovation da brividi, con un'emozione interminabile, il miglior modo di rendere omaggio a Duccio. E, di fatto, l'ufficializzazione del suo essere presidente.
Ecco, ieri, con la nomina di Edoardo a «Sampdoria Holding s.p.a.» si è posto un altro tassello sulla continuazione di quella splendida storia. E il cerchio si chiuderà con il suo nome nell'albo d'oro della squadra.
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