(...) E qui inizia l'odissea: vergognosa, ai limiti dell'incredibile. Figoli chiede aiuto al servizio d'ordine del centro commerciale, che però risponde che la questione non è di competenza, in quanto il piano «zero», quello in cui si trova l'auto, è spazio pubblico, e quindi, spiacenti, bisogna rivolgersi ai Vigili urbani. I quali, interpellati sempre da Figoli, replicano che non possono intervenire in quanto lo spazio, eccetera, eccetera, è di Coop Liguria, e qualsiasi ingerenza potrebbe configurare il reato di «abuso su proprietà privata»! Intanto, nessuna traccia degli «abili» che stanno facendo spese, beatamente ignari anche perché non è stato diffuso nessun messaggio all'interfono del centro commerciale... Lui, Figoli, non demorde: chiama i carabinieri. Replica dei (gentilissimi) militi dell'Arma: «Spiacenti, niente da fare, è area privata, la responsabilità è del Comune». Però qualcosa i carabinieri ottengono: l'annuncio all'interfono. Che, comunque, non ha esito concreto.
Figoli insiste, tossisce, ha difficoltà respiratorie, ma non s'arrende. Sono passate quasi due ore, arriva il direttore del centro commerciale. Cortese e imbarazzato, gentile e imbarazzato, suadente e imbarazzato: «Lo spazio è comunale, devono essere i Vigili...». E dai! Figoli sta per cedere, ma finalmente arrivano i proprietari dell'auto che l'ha «incastrato». Lui spiega, attende almeno le scuse, ma loro - signore e signora, si fa per dire naturalmente - si prendono il tempo che ci vuole, scaricano il carrello, e «Vabbé, che sarà mai?». L'auto è sempre lì. Figoli non ci vede più, o meglio ci vede benissimo: si toglie i pantaloni, l'arto artificiale e si infila in vettura. E quelli intorno a lui? Nulla, come se niente fosse. Il direttore del centro? Cortese e imbarazzato, soprattutto imbarazzato. E ininfluente. «La questione è difficile da risolvere - spiegherà chi se ne intende -.
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