Sempre più ladri incensurati che rubano per sopravvivere

(...) i furti «per fame». Cioè di quei colpi dei «nuovi ignoti», dei veri poveri che in preda alla disperazione provano a «comprare» da mangiare senza pagare.
Fino a pochi anni fa bastava un piccolo fascicolo d'archivio a raccogliere casi del genere. Ora i verbali delle pattuglie che intervengono nei supermercati e nei negozi per fermare ladri di uova, di scatolette di carne, di verdure, di formaggio, riempiono interi classificatori. Picchiettando sui tasti delle calcolatrici il dato emerge in tutta la sua drammaticità: in un solo anno i «taccheggiatori affamati» sono cresciuti del 20 per cento. E per chi anche non volesse credere ciecamente alla scusa della disperazione c'è la possibilità di ottenere la controprova. Basta guardare chi sono i responsabili dei reati. Non ladri patentati, non incalliti malviventi, non pluripregiudicati pronti a tutto. A rubare generi di prima necessità sono incensurati, cittadini insospettabili, casalinghe e vedove, pensionati ed ex dipendenti che hanno perso il lavoro, insegnanti, padri separati, professionisti o imprenditori rimasti senza niente a seguito della crisi.
Nuovi ladri che poi magari sono considerati ladri veri, come gli altri. Perché il caso di una nonnina 80enne è ancora troppo fresca per essere dimenticata. Pochi giorni fa si è presentata davanti al giudice ed è stata condannata a due mesi di galera. La sua colpa? Aveva rubato biscotti, pane e carne da un supermercato in centro. Anzi, aveva cercato di rubare, perché non era una brava ladra, ma solo una vecchietta disperata. Ed è stata beccata, denunciata dai responsabili del supermercato, condannata dal giudice. Certo, con la condizionale. Ma intanto condannata.
Il suo caso è uno di quelli che fa statistica. Perché, appunto, i titolari del supermercato non si sono impietositi. Cosa che invece avviene molto spesso di fronte a persone realmente indigenti che i negozianti perdonano ritirando la denuncia. E quindi «nascondendo» una realtà se possibile ancora più grave di quella che già emerge.
Ovviamente chi decide di violare la legge per avere qualcosa da mangiare non rappresenta la totalità delle persone che in difficoltà. La crisi sta rovinando molte più famiglie e la conferma la si può trovare nei centri di ascolto delle parrocchie e dei patronati, in tutte quelle strutture di carità, sia legate ad ambienti ecclesiastici, sia laici. Anche don Valentino Porcile, uno dei sacerdoti maggiormente impegnati nella difesa degli ultimi, può testimoniare molte situazioni. Il parroco della chiesa della Santissima Annunziata di Sturla, racconta: «Purtroppo il numero dei nuovi poveri è cresciuto in maniera esponenziale. Abbiamo registrato in parrocchia aumenti del 50 per cento rispetto al passato. Vengono a chiedere aiuto. Sono famiglie normalissime, dignitose, che in passato avevano anche una posizione economica stabile ma che ora sono in difficoltà. Cosa mi chiedono? Tutto. Sia un aiuto dal punto di vista economico, che generi alimentari. Si accontentano di ogni cosa.

C'è anche una vera e propria migrazione di questi poveri dovuta all'imbarazzo: Spesso vengono da diverse parti della città - conclude il sacerdote - perché si vergognano a rivolgersi ai centri di ascolto del loro quartiere. Lì sono conosciuti e non vogliono far vedere che sono in difficoltà».

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