La continuità o il cambiamento. Valentina Ghio o Massimo Sivori. Sestri Levante dovrà attendere ancora due settimane prima di conoscere chi impugnerà lo scettro lasciato da Andrea Lavarello, sindaco di centrosinistra che a palazzo Durazzo Pallavicino siede dal 2003.
Ghio, assessore ai servizi sociali, 41 anni, si ferma al 47,26 per cento. Non sono bastate cinque liste (Partito democratico ma con qualche defezione ufficiosa, Sel, La Sestri che vogliamo, Sestri al centro, Cristiani e riformisti) per abbattere il muro del 50 per cento e chiudere al primo turno la sfida. Laureata in lettere con una tesi in storia contemporanea relativa ai processi a carico dei collaborazionisti con il regime fascista nel levante ligure, dovrà vedersela con Massimo Sivori, che si attesta appena oltre il 20 per cento. Presidente del Consiglio degli ordini degli agenti di cambio, 53 anni da compiere ad agosto, Sivori era sostenuto da tre liste civiche, «Massimo Sivori sindaco», «Sestri Più», formazione che ha pescato nel centrosinistra, e «Popolo per Sestri», gruppo vicino a Pdl e Lega Nord.
Dietro di lui, beffato per pochi voti nella corsa al ballottaggio, c'è Giacomo Rossignotti, che nella Bimare ormai ribattezzeranno come l'eterno terzo e che aveva raccolto consensi tra alcuni scontenti della dirigenza regionale e provinciale del Pdl. Voleva prendersi una rivincita, non è andata bene: nel 2008 tentò di portarsi a casa la fascia tricolore ma lo votò solamente un sestrese su cinque. Questa volta il risultato è stato anche inferiore, con consensi poco oltre il 19 per cento, pur se il distacco dal secondo è stato davvero minimo.
Ultima piazza, e risultato sotto le aspettative, anche per Martino Tassano candidato - o «portavoce» come ama definirsi lui - del MoVimento 5 stelle, fermatosi al 13,15 per cento, nonostante il comizio-soccorso di Beppe Grillo. Adesso lo sguardo al futuro prossimo, al ballottaggio del 9 e 10 giugno. Due settimane che serviranno soprattutto a Sivori per cercare di stringere alleanze. La rimonta passerà da quella larga fetta di elettori che domenica e lunedì hanno preferito rimanere a casa: solo il 63 per cento degli aventi diritto si è infatti recato alle urne, in netto calo rispetto al 76 per cento del 2008, quando si votò anche per le politiche.
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