Spese folli, urla e insulti in Regione

Spese folli, urla e insulti in Regione

La porta era chiusa, ma bastava appena ad attutire gli urlacci che filtravano anche attraverso i muri. Ieri mattina, prima di iniziare il consiglio regionale, tutti i capigruppo sono stati riuniti dall'ufficio di presidenza per affrontare il discorso sullo scandalo delle spese in Regione. L'intendimento di Rosario Monteleone era quello di ottenere prima possibile il via libera alla nuova regolamentazione, con l'obbligo di pubblicare on line ogni spesa. Un modo per concentrare l'attenzione sul futuro e distoglierla magari su quanto accaduto finora, con tanto di bella figura per l'ufficio di presidenza.
Ma proprio questo tentativo di chiamarsi fuori dalla mischia da parte del presidente Monteleone è diventato ben presto il principale punto all'ordine del giorno. Furibonda l'ex capogruppo dell'Italia dei Valori, Marylin Fusco, che ha accusato pesantemente il numero uno dell'assemblea regionale di essersi sempre detto impossibilitato a intervenire sui controlli, invece di spiegare che alcune spese, come quelle per l'acquisto di un divano e di un frigorifero per gli uffici del gruppo, erano non solo lecite, ma addirittura necessarie perché all'Idv sono stati assegnati locali privi di arredi fondamentali. E che divano e frigo resteranno beni della Regione anche a fine legislatura.
Dalla sala riunione filtrava stentorea anche la voce del capogruppo Pdl Marco Melgrati, che non ha risparmiato sugli aggettivi. Un confronto quantomeno «franco», o meglio un attacco pesante nel quale l'aggettivo «pilatesco» rivolto al presidente dev'essere apparso come il miglio complimento. Tensione alle stelle anche quando Raffaella Della Bianca, ex Pdl ora ai Riformisti Italiani, ha chiesto di poter affrontare l'argomento delle spese nel corso della seduta pubblica di consiglio. Un'istanza improntata alla trasparenza che è stata cassata con veemenza da un infuriato vicepresidente Pd Michele Boffa. Della Bianca si è tenuta una bella botta di «matta» e si è dovuta arrendere alla voglia bipartisan di svicolare.
Finita la riunione e ricevuta la consegna del silenzio, tutti i capigruppo sono entrati in consiglio e la maggior parte lo ha fatto sfruttando l'ingresso riservato ai politici, per evitare telecamere e taccuini. Ma l'argomento caldo è rimasto quello dell'inchiesta in corso da parte della procura che ha acquisito tutti i conti dei partiti. Non è invece riuscita a trattenere la voglia di reagire Raffaella Della Bianca, che ha tenuto a ribadire di non accettare una «gogna mediatica anonima», come quella che l'ha messa al centro di un presunto «scandalo gioielleria» per una serie di acquisti effettuati a ridosso di Natale in una oreficeria di via Fieschi. «Si è trattato di una ricevuta intestata al gruppo Pdl, pagata con bonifico dal capogruppo, sulla quale leggo che sarebbe stato appuntato in forma anonima un biglietto con il mio nome - tuona la consigliera -. Se qualcuno ritiene che quelle spese siano le mie e siano irregolari vada in procura a denunciarmi. È incredibile che io abbia combattuto la battaglia per la trasparenza degli atti e delle spese, abbia addirittura mandato una raccomandata al mio gruppo perché non capivo un preventivo troppo vago nel 2011, e sia sempre stata isolata da tutti. Ora questa delazione anonima vorrebbe gettarmi in cattiva luce. Leggo anche che Claudio Burlando vuole che escano i nomi? Benissimo. Però perché non inizia a mostrare i conti della giunta con le loro spese? Ci ho messo un anno di richieste pressanti per farmi dare i bilanci della presidenza del consiglio».
Bilanci che il Giornale aveva reso noti in perfetta solitudine anticipato il 26 settembre scorso quando lo stesso ufficio di presidenza si oppone sdegnato alla loro pubblicazione. Bilanci, tanto per ricordare, in cui comparivano i 16mila euro dati come dotazione al presidente Monteleone per sei mesi di attività senza neppure la necessità di fornire un rendiconto delle spese. Cifra dimezzata per i vicepresidenti (Michele Boffa del Pd e Luigi Morgillo del Pdl) e ridotta a un quarto per i segretari (Giacomo Conti di Rifondazione e Francesco Bruzzone della Lega). O la spesa di mille euro al mese per deodorare i bagni del consiglio, i 720 a trimestri per la manutenzione delle piante dell'arredo, o i 12.881 pagati in due mesi a una tv privata per trasmettere le sedute del consiglio.

Ieri in molti hanno «scoperto» queste spese già pubblicate voce per voce dal Giornale, dalla cui segnalazione non era però nata alcuna inchiesta da parte della procura. Ora, pur con molta difficoltà, iniziano a uscire molte spese finora «blindate» dall'omertà trasversale. Chi si sente tranquillo non ci sta a pagare per tutti.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica